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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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06 Gennaio 2015
Come si ricorda?
di Gianni Pezzano



Come si ricorda?
Pino Daniele

È sempre brutto controllare i giornali online la mattina e vedere la notizia della scomparsa di un grande artista. In questi giorni il destino ci ha portato via Pino Daniele e i nostri pensieri corrono alle sue canzoni e l’impatto che ha avuto sulla musica leggera e il blues in Italia.

 

Naturalmente i miei ricordi si sono diretti verso gli altri grandi cantautori che se ne sono andati nel corso degli anni, come Fabrizio De André, Lucio Dalla, Renato Carosone e Lucio Battisti per nominarne alcuni.

 

Erano grandissimi artisti e cantanti che con le loro canzoni hanno fornito la colonna sonora alla nostra vita. Erano i cantanti che mi hanno fatto conoscere la musica italiana durante il  mio primo viaggio in Italia quando avevo 16 anni. Li conosciamo cosi tanto che non ci rendiamo conto che fuori l’Italia non sono poi cosi tanto conosciuti, tranne qualche brano come “Caruso” per Dalla, oppure “Tu vuò fà l’americano” di Carosone. In ogni caso, i loro successi all’estero non sono alla pari con la loro bravura e la loro grandezza.

 

Con la mancanza di ciascuno di loro ho avuto la stessa reazione di tristezza e lo stesso pensiero: che avrei voluto farli conoscere ai miei amici non italiani. Ogni volta che sento una loro canzone cantata in inglese mi sento triste perché capisco che le nuove parole non sono mai ai livelli dei testi originali. Con ognuno di questi artisti che se ne va perdiamo un pezzo importante della nostra cultura e ognuno di noi si ritrova più povero.

 

Il grande giornalista Indro Montanelli disse che la  memoria degli italiani è scritta sull’acqua e che i grandi scrittori italiani sono destinati a essere scordati. Aveva ragione e le sue parole valgono anche per i grandi cantautori e registi cinematografici.

 

Ma come si fa a ricordarli?

 

Come spesso capita la risposta non è difficile, almeno sulla carta. La soluzione è nell’educazione, non solo delle future generazioni in Italia, ma anche nel mettere in atto un programma per far conoscere le opere dei cantautori e degli scrittori italiani all’estero. In questo modo non solo li ricorderemo, ma nel farli conoscere al mondo daremmo un contributo all’economia italiana dalle vendite delle loro opere all’estero che ne seguirebbe.

 

Però, il primo passo obbligatorio deve essere di insegnare sempre di più la lingua italiana. Queste opere sono fondamentali, ma perché le loro parole sono in italiano. Fabrizio De André non era solo un grande cantautore, ma i suoi testi erano poesie messe in musica. Nel caso del cinema, ci sono film classici italiani dove la lingua fa parte integrale della storia, come le scene cult della supercazzola di Tognazzi in “Amici Miei” di Mario Monicelli, battute impossibili da tradurre in altre lingue, soprattutto in inglese.

 

La lingua italiana è l’elemento che ci distingue dalle altre culture e sono le sue qualità di musicalità ed espressioni liriche che rendono la nostra cultura unica. Per questo motivo riusciamo a capire e ad apprezzare al massimo le migliori opere della nostra cultura solo con la nostra lingua.

 

Nel caso particolare dei cantautori, la musica è importante, ma senza le parole che l’accompagnano le canzoni perdono molto del loro effetto. Basta pensare alla rottura della coppia epica della musica leggera italiana, Battisti-Mogol. Lucio Battisti pretendeva una percentuale più alta del ricavato delle loro canzoni perché secondo lui la sua musica era più importante delle parole di Mogol. Sbagliava e si capí dopo la rottura quando non riuscí più ad arrivare agli stessi livelli di vendite, mentre Mogol continuava ad avere successi dopo successi con altri cantanti.

 

Ma dobbiamo anche ricordare un fatto importante di tanti di questi cantautori, che molto della loro ispirazione per la loro musica venne anche dall’estero e che senza le influenze della musica straniera non avrebbero potuto scrivere la loro canzoni più importanti. Non c’è dubbio dell’influenza del jazz americano per Renato Carosone e Pino Daniele, come non dobbiamo scordare che all’inizio della sua carriera tanti brani di De Andrè furono traduzioni di canzoni del belga francofono Georges Brassens e che anche negli ultimi album si sentono le note della musica araba e africana.

 

Infatti, la perdita di questi grandi personaggi ci fa ricordare che la nostra cultura non è statica, ma è un essere vivente che si nutre e cresce quando entra in contatto con altre culture. Questo è un discorso che vale per tutte le culture. Come la nostra musica continua a fare scuola in tutto il mondo, anche i nostri registi hanno fatto film che sono diventati pietre miliari del cinema mondiale.

 

I film di Fellini hanno ispirato registi di tutto il mondo. Senza scordare poi Sergio Leone che ha rivoluzionato il genere americano per eccellenza, il western. Dopo  Leone il western cambiò radicalmente e non è un caso che tre suoi film, compresi i primi due in classifica, sono considerati dal pubblico e dai critici tra i primi quattro western più grandi della storia del cinema. Clint Eastwood ha sempre riconosciuto l’importanza dei film che ha fatto con Sergio Leone nel dargli ispirazione come regista e lo ripete ogni volta che un suo film vince un premio importante.

 

Come si ricorda un grande artista, cantante, autore, regista che sia? Si ricorda tenendo vive le sue opere. Si ricorda nel continuare a distribuire le sue canzoni, i suoi libri e i suoi film. Si ricorda nell’insegnarli a scuola. Si ricorda insegnando l’italiano nel mondo, perché solo in italiano riusciamo a capire ogni sfumatura delle opere.

Troppo spesso ripetiamo le stesse parole alla morte di ognuno di loro. Che erano grandi artisti, di quanto hanno dato e contribuito alla nostra vita e alla nostra cultura. Citiamo brani, o pezzi di qualche loro opera con la promessa che non li scorderemo mai. Purtroppo non è sempre cosi, anzi, abbiamo il vizio di scordarli presto.

 

Abbiamo il dovere invece di ricordarli anche per un altro motivo. Nel ricordare i nostri grandi artisti diamo un esempio e incentivo ai nostri giovani per continuare sulla strade dei loro predecessori.

 

La nostra Cultura è ricchissima e viva, ha sempre bisogno di nuovi cantautori, di nuovi scrittori e di nuovi registi. Nell’utilizzare le opere di chi se n’è andato come esempio e ispirazione ai nostri futuri artisti, assicureremo che la nostra cultura continuerà a crescere e ispirare tutto il mondo come ha sempre fatto.

 

In questo modo avremo trovato il miglior modo di ricordarli nel futuro.

 

 








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