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26 Novembre 2014 L'esercizio della democrazia di Gianni Pezzano
 | | Il voto | A volte i libri della Storia diventano una barriera per capire cosa sia successo davvero nel passato. Nel ripetere date e cifre spesso si perde il filo del dramma umano che è l’essenza della Storia dell’uomo.
Domenica scorsa sono andato alla mostra allestita in occasione del 70° anniversario della liberazione della città dove abito. Sono entrato nella sala esposizioni e ho riconosciuto subito le divise e i distintivi della varie unità che erano impegnate in quelle azioni di guerra che avevo studiato all’università. Ma dopo pochi minuti il senso vero della storia mi ha colpito con le prime foto di soldati caduti in quegli anni, sia di soldati morti in fronti lontani da casa, sia di partigiani che diedero la vita per i loro vicini di casa. Erano foto che fanno capire cosa vuol dire combattere e il prezzo pagato per la democrazia europea.
In un caso il colpo era particolarmente duro perché vicino a una foto di Silvio Corbari poco più che ventenne e vestito in modo impeccabile c’era la foto del suo corpo appeso su un lampione dopo torture atroci. Come fai a vedere cose del genere e non pensare a una generazione che aveva combattuto per un ideale che non avevano conosciuto perché nata e cresciuta sotto dittatura?
Pensavo a questo mentre mi recavo all’urna per fare il rappresentante di liste delle elezioni regionali dell’Emilia Romagna. Per molti l’atto di votare è quasi banale e si recano alle urne non tanto nel senso di responsabilità, ma nel senso di sbrigare un impegno che toglie tempo da qualche altra attività.
Quella sera ho visto la democrazia in azione. Con queste parole non intendo le procedure parlamentari che seguono le elezioni che non sono democrazia, ma semplice atti legislativi. Intendo l’atto fondamentale su cui regge l’impianto democratico. L’atto di segnare una casella su una scheda per indicare il partito e/o il candidato al quale affidare una parte del nostro futuro. Lo scrutinio che ne segue è la conferma che la democrazia esiste ed è viva.
È facile lamentarsi dei parlamentari eletti. È facile dire che il voto non conta e che l’atto non vuol dire niente a lungo termine. Ma nel chiudere gli occhi e rivedere i volti dei giovani morti per la democrazia, non solo durante la seconda guerra mondiale ma in secoli di guerre, capiamo che la democrazia è la filosofia cardinale sul quale il mondo moderno è costruito.
Nel dire questo abbiamo l’obbligo di riconoscere che esistono diverse forme di democrazia e sistemi parlamentari. Ogni paese democratico in base alla storia individuale ha scelto quel sistema più adatto al proprio paese.
Però, malgrado queste differenze, l’atto più importante è sempre lo stesso, quello del cittadino che indica da chi vuol essere rappresentato. Se nella legislatura il candidato vincente non rispetta l’impegno preso il cittadino ha poi la possibilità alle prossime elezioni di rimuoverlo dal ruolo e metterci un altro candidato.
L’importanza di questa scelta è dimostrata dagli scrutatori che si impegnano a contare ogni voto valido, di assicurare che il voto totale rifletta la volontà di ogni elettore individuale e dunque di garantire che ogni preferenza espressa dall’elettore sia rispettata. Nel sistema preferenziale italiano non è un lavoro facile quando l’elettore deve compiere due scelte. Nel caso delle elezioni regionali del presidente e anche del consiglio. Non è raro che un cittadino decida il candidato di un partito per la presidenza e un altro per il consiglio. Dalle mie esperienze in Australia posso dire che succede la stessa cosa alle elezioni con cittadini che scelgono un partito alla camera dei deputati e un altro al senato. Queste scelte fanno parte del rito del voto.
Ogni elettore, ogni cittadino vota secondo la propria coscienza. Però la cosa più importante è che il risultato finale rispecchi queste volontà, fino all’ultimo voto al partito più piccolo. Domenica notte gli scrutatori ad altre varie urne, come ho saputo da altri rappresentanti, hanno impegnato più tempo ad assegnare le preferenza che per decidere il risultato del presidente.
Ed è giusto che sia cosi. Il diritto del cittadino che vota per un partito piccolo è uguale a quello che vota il partito più grande. Il giorno che perdiamo questo senso di rispetto per le regole della democrazia e rispetto per le idee altrui è il giorno che rischiamo di nuovo di trovarci in una dittatura.
Ma la battaglia per la democrazia non è finita con la liberazione del paese nel 1945. È una guerra che bisogna combattere a ogni elezione dove i cittadini sono i soldati e le schede elettorali sono le armi. Ma la guerra non si combatte solo nel segreto del voto, la guerra si combatte fuori del periodo elettorale.
Benché i partiti facciano promesse elettorali non sempre sono in grado di rispettarle una volta sui banchi del governo. Per questo motivo i cittadini devono essere più esigenti verso chi li rappresenta. Devono sapere cosa decide il deputato del seggio e i senatori della regione. Il cittadino ha il diritto di sapere il perché di ogni decisione e di poter informarsi di cosa succede nel parlamento.
Ma una democrazia ha anche bisogno di un sistema parlamentare che agisca in modo veloce ed efficace. Un sistema dove una legge per essere approvata impegna anni, oppure decenni in alcuni casi, non è democrazia perché non fa niente per migliorare la vita dei suoi cittadini. Anzi crea le condizioni per aumentare il già altissimo livello di sfiducia nei parlamentari e di conseguenza nella democrazia stessa. A dir poco una situazione potenzialmente pericolosa per il paese.
La democrazia è un concetto troppo importante da lasciare andare alla deriva. Ne soffriranno tutti. Ma è un concetto per il quale bisogna combattere, non con le armi, ma con il voto in quella cabina.
I cittadini sono un esercito grandissimo che deve difendere i propri diritti, come i parlamentari hanno anche l’obbligo di rispettarli con le loro decisioni in parlamento. Il prezzo di non rispettare le regole della democrazia è troppo alto da rischiare di nuovo.
Infatti, il miglior modo di rispettare il sacrificio dei giovani che sono caduti per dare libertà di voto e dunque democrazia al paese si esprime in un solo modo, col voto di un esercito di elettori alle urne a ogni elezione.
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