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18 Novembre 2014 Il Vangelo secondo Internet di Gianni Pezzano
La forza della democrazia è di dare voce a tutti i suoi componenti dal più debole al più forte. Nelle parole immortali di Abraham Lincoln il sogno "è di un governo di popolo, dal popolo, per il popolo". Però non sempre la Democrazia riesce a realizzare i sogni di tutti i cittadini. Per questa ragione Winston Churchill ebbe ragione quando definì la Democrazia "la peggior forma di governo con l’eccezione di tutte le altre". La realizzazione di una democrazia moderna ha bisogno di elementi irrinunciabili, come una costituzione forte, un elettorato educato e un sistema elettorale capace di riflettere la volontà degli elettori nel parlamento. Tra questi componenti, specificamente avere un elettorato educato, la stampa ha un ruolo fondamentale, quello di fornire l’informazione che è la base più importante per i cittadini per formare le loro opinioni su ogni aspetto della vita. I giornali tradizionali e i notiziari della radio e televisione e ora i nuovi siti internet collegati a essi hanno un codice di comportamento di quali notizie dare, il linguaggio corretto da utilizzare e infine controlli di fonti e testimoni. Inoltre, questi mezzi sono soggetti a norme legali che definiscono i limiti di responsabilità dei giornalisti, che non soltanto sono puniti quando sbagliano, ma anche sono protetti quando fanno il lavoro in modo etico Ma esiste un mondo nuovo che non osserva queste norme che è spesso fonte di disinformazione e diffamazione. Peggio ancora, diventa un mezzo per mettere in dubbio notizie fondate, oppure per promuovere idee e filosofie politiche che niente hanno da fare con un mondo moderno e democratico. Questo mondo si chiama social media, esempi del quale sono Facebook e Twitter, tra gli altri. Basta un click e ci si può trovare in un luogo virtuale dove notizie vecchie vengono date per nuove, dove foto vengono modificate per deridere politici o personaggi famosi e dove sorgono nuovi profeti che cercano di far risorgere politiche fallite. Senza parlare poi di complotti dopo complotti, dalle scie chimiche ad attentati falsificati, a personaggi misteriosi come gli Illuminati che secondo alcuni esistono, ma non lasciano tracce del loro operato. Purtroppo è quasi impossibile combattere queste teorie perchè secondo la logica dei loro seguaci la mancanza di prove è la prova stessa che il complotto esiste... In questo modo i social media sono diventati la nuova Agorà del mondo dove chiunque ha la possibilità di esporre le proprie idee, oppure di rendere pubbliche opinioni su qualsiasi soggetto. Ma la natura di questi siti è tale che esistono pochi controlli veri ai contenuti delle pagine dedicate a soggetti di ogni genere. Naturalmente ogni pagina attira l’attenzione di coloro che hanno interesse particolare nel tema del sito. In questo modo si discute di tutto nella vita, ma tra persone con le stesse idee. Nelle pagine dedicate a problemi locali come lo stato di una città, il comportamento di sindaci e politici, criminalità piccola e grande il fatto che tutti hanno idee simili vuol dire che spesso i soggetti vengono ingranditi dalla ripetizione degli stessi fatti, spesso veri, ma altreattanto spesso distorti e ingranditi. Di conseguenza, con la ripetizione problemi normali diventano emergenze nella mente di chi scrive e di chi legge. Allo stesso tempo i moderatori di queste pagine condividono le idee dei contributori e participanti. Il risulato è che, malgrado siano obbligati a vigiliare i siti e dunque a mantenere le regole di Facebook e gli altri, i moderatori spesso hanno un ruolo attivo nello svolgere dei dibattiti all’interno del gruppo, cancellando post di participanti sgraditi, oppure additittura cancellandoli dal gruppo per il loro comportamento non conforme. Ci sono due generi di gruppi nel social media che hanno il potenziale di creare problemi reali. Il primo è composto da quelli che hanno come scopo la promozione di politiche estreme e i gruppi che fomentano odio, razzismo, oppure omofobia. In alcuni casi queste pagine sono illeciti in certi paesi, per esempio i siti che ineggiano al fascismo e/o al nazismo sarebbero tecnicamente illegali in Germania e in Italia Purtroppo è difficile per i social media reagire tempestivamente senza persone che in primo luogo conoscano bene le varie lingue e in secondo conoscano le leggi vigenti e applicabili in questi casi. Peggio ancora, la nascita di fonti di notizie artigianali contribuisce a stendere un velo di legittimità alle paure che persone sentono, minacciati dai cambiamenti nella società moderna come dall’arrivo di immigrati di religioni e culture diverse. Messi insieme questi fattori hanno il potenziale di creare un clima destabilizzante. Un effetto si vede nelle proteste anti immigrati in varie città dove le informazioni e le lamentele vengono trasmesse e ingigantite via Internet, non solo su Facebook, ma anche via altri mezzi come Twitter. La soluzione non è facile. Ci vuole poco per perdersi nel mondo virtuale di Internet, come hanno scoperto i governi che tentano senza successo di bloccare Wikileaks. Ma i governi hanno anche l’obbligo di assicurare il buon proseguimento della vita quotidiana dei loro cittadini e di assicurare che le fonti di informazioni funzionino in modo aperto e trasparente. La storia ci insegna che le Democazie deboli possono cadere se le regole della buona politica non sono rispettate, come abbiamo visto nella Germania di Hitler e l’Italia di Mussolini. Però, abbiamo visto anche che una Democrazia sana ha i mezzi e gli organi capaci di controllare lo scoppio di proteste violente a difesa dei cittadini in generale e non solo le minoranze. Basta ricordare le risposte veloci del governo federale americano all’ondata di odio razziale nel Sud degli Stati Uniti negli anni 50 e 60, come anche le risposte di varie governi in seguito alle proteste studenteche del 1968. Purtroppo per regolare questa realtà moderna non basta solo l’intervento dei vari governi. Un governo corre il rischio di esagerare nelle sue risposte e dunque di diventare proprio la causa dei problemi che cerca di evitare. Infatti, la soluzione sarebbe una cooperazione attiva dei vari governi, i gestori dei social media e infine con la participazione informata e attiva dei cittadini stessi. Ormai i social media sono una realtà permanente nella vita quotidiana e hanno un ruolo determinante nella vita di tanti cittadini, come a loro tempo fecero la radio prima e la televisione poi. La famosa trasmissione di Orson Welles nel 1938 con la rappresentazione dramatica del libro di H. G. Wells "La Guerra dei Mondi" che fu presa come una notizia vera di un’invasione marziana sulla terra da una parte del pubblico dimostrò che quanto sia sottile la linea tra una reazione civile e una reazione esagerata dal pubblico. Infatti, la reazione isterica di una parte del pubblico americano alla trasmissione servì come esempio a Joseph Goebbels, il ministro della Propaganda di Hitler. Ma la risposta non è di imporre una censura a tutto campo, ma di assicurare i mezzi per controllare l’origine delle notizie e nel caso di notizie false di poter rintracciare l’autore delle falsità e di smentirle celermente. Per arrivare a tale controllo il governo non ha bisogno solo di mezzi tecnici sempre più sofisticati, ma ha anche bisogno di un’altra cosa ancora più importante. Di un pubblico capace di non reagire immediatamente alle notizie, ma di aspettare la conferma dei fatti e di non accettare per vero notizie da fonti sconosciute. Questa non è una sfida per i social media e i governi per il futuro. È già una sfida vitale e lo è dal giorno che i social media sono usciti dalle università dove sono nati per poi entrare a far parte della vita quotidiana di una sempre più grande percentuale della popolazione. Infine è una sfida da affrontare insieme, cittadini, governi e social media.
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