Rss di IlGiornaleWebScrivi a IlGiornaleWebFai di IlGiornaleWeb la tua home page
Giovedì 06 novembre 2025    redazione   newsletter   login
CERCA   In IlGiornaleWeb    In Google
IlGiornaleWeb

Cultura - SocietàGianni Pezzano

CONDIVIDImyspacegooglediggtwitterdelicious invia ad un amicoversione per la stampa

04 Novembre 2014
Lo specchio
di Gianni Pezzano


Lo specchioDurante la seduta organizzata dalla Società Dante Alighieri per gli Stati Generali della lingua italiana a Firenze due settimane fa mi sono chiesto più volte se davvero si conoscono le collettività italiane all’estero. Devo confessare che quello che più mi ha fatto pensare era il rappresentante della RAI mentre parlava di possibili programmi per il futuro.

Durante i due giorni della conferenza non ho mai sentito porre questa domanda e certamente non ho sentito una risposta. Vediamo poi da chi è composto il gruppo più grande di italiani all’estero.

Stiamo vivendo un periodo nuovo per l'emigrazione italiana, ma siamo lontani dai livelli dei tre lustri che hanno seguito la Seconda guerra mondiale. Gli emigrati di quel periodo ora hanno almeno 80 anni e stanno arrivando alla quarta generazione. Ci vuole poco per capire che la prima generazione sta vivendo una vita migliore e che i loro figli e nipotini sono il mercato maggiore per la RAI, perlomeno per il prossimo futuro.

La seconda e la terza generazione conoscono poco l’Italia di oggi, infatti l’immagine che molti di loro hanno del Bel Paese è quella descritta dai genitori e dai nonni del paese di origine e quasi sempre si tratta di paesi ancora afflitti dalla piaghe del conflitto mondiale. Infatti, quando queste generazioni vanno in Italia in vacanza trovano un paese che poco assomiglia alle loro aspettative. I paesi poveri di 70 ani fa ora sono spesso centri di villeggiatura o industriali. Un buon esempio è il Veneto, considerato la zona povera del nord negli anni '40 che ora è un grande centro industrializzato.

Non parliamo poi delle conoscenza della lingua italliana di queste generazioni nate all’estero. Di solito parlano il dialetto dei genitori, o una miscela di dialetto italiano e parole della lingue locale. Poi sanno poco della politica e della storia d’Italia, a causa del sistema scolastico del loro nuovo paese, dove se ne parla poco.

In ogni comunità italiana ci sono persone di grande successo, però il 90% della popolazione è composto da lavoratori che hanno dedicato tutta la loro vita alla famiglia e i figli e i nipoti ne erediitano il lavoro. Non in forma di proprietà o stabilimenti come accade per gli industriali, ma piuttosto dal punto di vista delle qualifiche professionali: medici, ingegneri, architetti, scienziati, dentisti e maestri, come anche falegnami, muratori, idraulici, elettricisti e altro ancora. Tutte queste qualifiche sono state ottenute grazie agli sforzi dei genitori.

Questo è il grande pubblico della RAI all’estero. Tuttavia, durante l'incontro della Società Dante Alighieri si parlava ancora di fare programmi sugli oriundi di grande successo. Dietro di me un deputato dal Sud America ha avuto la mia stessa reazione: si è messo le mani tra i capelli.

Riconosco che la RAI svolge un ruolo difficile: deve bilanciare intrattenimento, notizie, sport e programmi di divertimento, però mi domando che ruolo potrebbe avere per le comunità all’estero un programma come "La prova del cuoco", oppure "Chi l’ha visto?". Sono trasmissioni adatte per il mercato italiano, il primo per i prodotti che vengono mostrati, che si adattano alle stagioni italiane, mentre il secondo è ben poco interessante per gli oriundi, che nulla possono fare per aiutare a risolvere i casi di ogni puntata.

Stavolta però vorrei concentrare sul lato educativo della RAI per gli italiani all’estero. I notiziari sono importanti, ma quante persone del pubblico mondiale davvero li capiscono? Chi abita in Italia ha i giornali e le altre riviste a disposizione per poter riempire i vuoti lasciati dai notiziari. Chi abita in Italia sa chi sono i politici e i partiti, come anche i concetti legali e amministrativi che vengono discussi in interviste e servizi giornalistici.

Non sarebbe il caso per la RAI di fornire programmi specifrici di approfondimento sui grandi temi italiani per assicurare l’efficacia dei suoi servizi giornalistici?

Per gli stessi motivi suggerirei anche una collaborazione intensa tra la RAI e i giornali di lingua italiana all’estero, che risulterebbe fruttuosa per entrambe le parti.
Con la conoscenza limitata della lingua italiana di tante persone del pubblico più vasto, perché non fornire sottotitoli delle lingue dei vari paesi di residenza? Non solo di eventuali servizi giornalistici, ma anche di film e documentari. In questo caso  i servizi non avrebbero come destinatari soltanto agli italiani residenti in quei paesi, ma anche il pubblico generale, magari con l’effetto di aumentare la potenziale audience del futuro.

Questo tema è particolarmente importante nell'ottica di promuovere la cultura italiana all’estero, perchè attualmente il pubblico della RAI è quasi interamente composto da persone di origine italiana. Allargare il pubblico avrebbe anche un effetto positivo nell’attirare sempre più pubblicità per i programmi RAI indirizzati all’estero.

La RAI ha canali come RAI4, RAI5 e Rai Storia con programmi adatti a un pubblico più vasto che sono educativi e divertenti. Anche con RAI 5 sarebbero utili i sottotitoli, soprattutto per quanto riguarda le opere liriche e gli spettacoli teatrali, ma nelle lingue dei vari paesi.

Infine, la RAI, come specchio dell'Italia nel mondo, dovrebbe anche far capire chi sono gli italiani all’estero: non solo gli uomini e le donne che hanno avuto un certo successo, ma tutti coloro che hanno contributo a migliorare la società sotto ben altri punti di vista, portando onore al loro paese d’origine.

In ogni caso non mi limito solo a questo. Poco è stato fatto a livello televisivo per fare conoscere le varie comunità italiane, non solo in Italia, ma anche e sopratutto tra di loro. Le collettività hanno molte cose in comune come lingue e le tradizioni che derivano dai paesi di origine, ma ci sono anche differenze non indifferenti, come i periodi di dittatura che hanno vissuto i nostri connazionali nei paesi del Sud America (dove addirittura alcuni dei generali erano di origine italiana), oppure i periodi di linciaggi e aperta ostilità nei confronti degli italiani negli Stati Uniti. Tutto questo fa parte non solo della storia di queste comunità, ma è anche una parte fondamentale della storia d’Italia perché, purtroppo, tanti si dimenticano che per decenni i soldi degli emigrati italiani alle loro famiglie in patria hanno avuto un ruolo importante per il boom economico italiano degli anni '60 e dei periodi successivi.

La televisione ormai ha un ruolo importante nella vita quotidiana del suo pubblico, sia in Italia che all’estero ed è anche un mezzo potente per divertire, educare e informare. Non è impossibile utilizzare tutti e tre questi elementi per creare un mezzo potente per far divertire gli italiani sparsi nel mondo, fornire loro notizie, pubblicizzare importanti manifestazioni in Italia e far conoscere la nazione d’origine, la sua lingua e la sua storia.

Questa è la sfida per la RAI nel futuro: fornire servizi che siano utili tanto per l’Italia quanto per il suo pubblico internazionale. Ma deve anche utilizzare i mezzi a sua disposizione per trovare un pubblico sempre più internazionale e non limitato ai soli italiani. Un obiettivo importante per promuovere l’Italia come meta turistica e mostrarla per quello che è, custode del patrimonio culturale più grande del mondo.






  Altre in "Società"