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18 Giugno 2010
Addio a Saramago, uno dei più importanti esponenti della letteratura portoghese
di EF


Addio a Saramago, uno dei più importanti esponenti della letteratura portogheseÈ a Tiàs, Lanzarote, dove abitava con la moglie e la segretaria, che José Saramago ha dato l’ultimo saluto alla vita. Nato nel novembre 1922 in un piccolo paesino a nord di Lisbona, ci ha lasciato all’età di 87 anni, dopo una lunga battaglia con una leucemia cronica. Una vita segnata dalla povertà che lo costrinse, prima che venisse riconosciuto quale simbolo della grande letteratura portoghese, a lavorare come fabbro, meccanico, impiegato in un’agenzia assicurativa e ancora tecnico in una casa editrice. Uno dei primi racconti che scrisse, "Terra del Peccato", venne pubblicato nel 1947, non ottenne molto successo, ma piano piano e con costanza, Saramago continuò a scrivere, finché non venne assunto come giornalista presso il "Diario de Lisboa". Da quel momento in poi, prima dedito alla poesia e poi ai romanzi, cominciò con caparbietà ed impegno a farsi strada nel mondo editoriale finché non raggiunse la meritata notorietà con "L’anno della morte di Ricardo Reis" nel 1984 e "Storia dell’assedio di Lisbona" nel 1989.
Alle Canarie si trasferì in seguito al rifiuto del proprio Paese di presentare "Il Vangelo secondo Gesù" in un premio letterario europeo per via delle forti polemiche che lo scritto aveva suscitato. Di certo un romanzo controcorrente e scomodo, fuori dagli schemi, ma che tuttavia si discostava poco dalle brillanti ed eterodosse posizioni che Saramago assunse in tutte le sue opere. La sua fu una crociata letteraria, uno splendido e chiaro esempio di libertà di espressione: scontri con la Chiesa cattolica portoghese, con la casa editrice Einaudi in Italia, con Fidel Castro. La politica non fu mai elemento estraneo all’autore, che certamente amava prendere posizioni molto nette tanto quanto difenderne il diritto di diffusione. Critica fu anche la sua posizione sulla globalizzazione, il consumismo, la società di massa che espresse in un altro dei suoi capolavori: "Cecità", pubblicato nel 1995.
"Penso che la società di oggi abbia bisogno di filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo concreto, come la scienza, che avanza per raggiungere nuovi obiettivi. Ci manca riflessione, abbiamo bisogno del lavoro di pensare, e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte".
Un autore irriverente che sarà sempre ricordato per la forza e l’unicità della sua prosa, ma anche per una distinta capacità di invitare i propri lettori ad una profonda e critica riflessione sul mondo. 







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