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Cultura - Cinema e spettacoloStefania Castella

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29 Febbraio 2016
Oscar 2016, emozione Ennio Morricone e Leonardo DiCaprio finalmente vincitore
di Stefania Castella



Oscar 2016, emozione Ennio Morricone e Leonardo DiCaprio finalmente vincitore
Leonardo DiCaprio

“Volli volli fortissimamente volli”. Senza scomodare ulteriormente Alfieri, come non associare la determinazione, la caparbietà e il finale sfociato nell'emozione della premiazione in una applauditissima 88esima edizione della lunga notte degli Oscar 2016. In piedi in una sentita standing ovation il Dolby Theatre di Hollywood rende omaggio al genio della musica che stringe la sua statuetta ad 87 anni.

 

Il maestro Ennio Morricone una vita spesa per il sogno melodico della composizione musicale, ha accompagnato la grandezza delle immagini, quando un tema musicale poteva sostituire l’immagine stessa avendo al stessa forza della parola, in film che hanno fatto la storia del cinema e l’orgoglio dell’Italia nel mondo. Accompagnato dal figlio Giovanni stringe il suo premio per la miglior colonna sonora, che accompagna “The Hateful Eight” per la regia di Quentin Tarantino, bellissime le sue parole: “Non c’è musica importante se non c’è un grande film che la ispiri, ringrazio Tarantino e il team per avermi scelto”.

 

La grandezza, l’umiltà, il sacrificio e la riconoscenza. Imparare dalle sue parole, dalle parole di un uomo che ha fatto della passione mestiere, e del mestiere ammantato dalla meraviglia dell’arte, il tutto racchiuso in una sola parola “Capolavoro”. Inutile girarci intorno, l’attesa era tutta per il protagonista bramato per quella che si prospettava essere finalmente l’edizione fatidica della vittoria, a distanza di 22 anni dalla prima nomination Leonardo DiCaprio, ha finalmente stretto al cuore la sua vittoria, sudata, desiderata, e finalmente giunta. Ne è scivolata di acqua sotto i ponti dagli anni delle sit com, Leonardo che deve il suo nome al calcetto dato alla amatissima mamma che ammirava un quadro di Leonardo da Vinci, è il caso di dirlo, può dirsi l’esempio di chi attore ci nasce, affinando la tecnica, quella che oggi fa dire a chi lo ha diretto che è capace di parlare con lo sguardo, mutando di parola, e di espressione rapidamente senza perdere un briciolo di intensità.

 

A tre anni sapeva intrattenere a suono di tip tap, il pubblico in attesa di uno spettacolo quando casualmente un vuoto scenico aveva colto un’esibizione alla quale aveva partecipato con il papà. La forza degli occhi puntati addosso, la voglia di sentire il palco, un bisogno in certe anime, primordiale. Per Leonardo è evidentemente stato così. Bello, occhi profondi viso angelico, avrebbe potuto faticare di meno e fare scelte diverse, lasciarsi incantare dal suono delle sirene e non impegnarsi più di una buona media da film in cassetta, invece no, il Leonardo-pensiero vuole il cinema come una forma d’arte al pari della pittura, della scrittura, vuole film che lascino il segno, e sceglie non convenzionalmente, conosce perfettamente il lato umano, il lato artistico e poetico della sua forma d’arte, ma da un certo punto in poi sa che il suo nome è arrivato in alto, può spostare montagne, soprattutto di soldi, può scegliere a maggior ragione, e ha ragione, spendersi per la causa a cui tiene tanto, la natura, la salvezza e la protezione di specie a rischio di estinzione, comprese l’uomo, nell'equilibrio della sua vita quotidiana.

 

Nelle quattro nomination che lo hanno accompagnato nel corso della sua carriera la prima giungeva nel 1994, per “Buon compleanno Mr. Grape” di Lasse Hallstrom, Leo aveva appena 19, una parte da non protagonista, ma affianco oltre il nome di un grande regista, una storia commovente e massiccia, e un attore come Johnny Depp, come fratello maggiore. Una determinazione agli albori ma che prometteva bene. Nel 2005, il sogno si sfiora ancora è “The Aviator” e non è un film come gli altri, è un film con Martin Scorsese, per il quale DiCaprio prova una sconfinata ammirazione tanto da cambiare nel 2001, agente, per avvicinarsi alla saga criminale girata dal regista: “Gangs of New York” e iniziare un sodalizio sfociato oltre che in The Aviator, nell'intricato “The Departed-il bene e il male”, l’inquietante “Shutter Island”, “The Wolf of Wall Street” forte di due nomination all'Oscar. Intenso e con 5 nomination e nessun Oscar, “Blood Diamond-diamanti di sangue” di Edward Zwick del 2006, e un 2014 in cui le due nomination (protagonista e produttore) per il film di Scorsese e la vera storia del broker Jordan Belfort, furono l’ennesimo sogno sfiorato. Ma il talento, la forza, l’intensità, lo sguardo di 41enne diventato ancora più profondo, nella fatica di questo ultimo lavoro hanno dato il frutto desiderato, e meritatissimo. “The Revenant” di Alejandro Gonzalez Inarritu (4 Oscar nell'edizione 2015 per “Birdman-L ’imprevedibile virtù dell’ignoranza) storia vera di come sopravvisse abbandonato dei compagni, all'attacco di un grizzly, al dominio spietato di una natura selvaggia, il cacciatore Hugh Glass.

 

Un film girato in condizioni ambientali estreme (temperature scese anche a -25) Leonardo in barba gigantesca, ha affrontato la natura sottolineando anche durante la premiazione la sua attenzione a riguardo (la sua fondazione benefica ha donato al WWF milioni di dollari): “Nel 2015 siamo dovuti andare al Polo Sud per trovare la neve. Il cambiamento climatico sta minacciando la specie umana. Dobbiamo sostenere i leader mondiali che non parlano per le multinazionali ma in nome dell'umanità. Non diamo per scontato questo pianeta come io non davo per scontata questa serata”. Una lunga serata che oltre Leonardo, ha avuto tanti protagonisti, come Alicia Vikander Oscar come migliore attrice non protagonista per l’atteso e apprezzatissimo “The Danish girl” e Brie Larson migliore protagonista per “The Room” intenso “Il Caso Spotlight” miglior film con una storia sui preti pedofili che toglie il velo su un argomento che è un pugno allo stomaco.

 

E un po’ la sensazione del dolore allo stomaco deve aver preso Sylvester Stallone scavalcato da Mark Rylance che ha vinto battendolo, anzi stendendolo proprio al tappeto nella categoria in cui erano favoriti quella per il miglior attore non protagonista. Insomma tra lacrime discorsi spontanei o preparati nei minimi dettagli, la vittoria bella e meritata per il lavoro appassionato di un grande attore, e la vittoria della qualità soprattutto dell’arte della bellezza dell’anima in tutte le sue forme.








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