 | | Checco Zalone |
Nel mezzo delle lodi per il successo al botteghino dell’ultimo film di Checco Zalone, “Quo vado?”, un critico francese ha messo il dito su una piaga del cinema italiano degli ultimi decenni. Infatti, questa piaga non è nuova e chi segue la Storia del cinema sa che è un problema che affronta da tempo. Il cinema deve solo divertire, oppure deve anche darci qualcosa di più?
In un’intervista su la Repubblica del 19 gennaio il regista francese Jean-Paul Salomé, parlando della commedia italiana in generale ha dichiarato “Ho letto che il vostro Checco Zalone con Quo vado? ha battuto Star Wars. Ma qui in Francia non penso lo vedremo. Purtroppo le vostre commedie non sono esportabili".
Sarebbe facile per qualcuno fare le solite ironie sul francese snob che disprezza il cinema italiano. Però, dobbiamo prima ricordare e riconoscere che una volta non era così e i nostri film, comici o seri, hanno avuto successo in tutto il mondo. Basta vedere la stima per Nanni Moretti a Cannes per capire che il disprezzo non è generale, ma il commento dovrebbe farci pensare perché come paese non riusciamo più a esportare il numero di film di una volta.
Negli ultimi decenni molti dei nostri produttori cinematografici hanno deciso di non rischiare i loro investimenti e di produrre film puramente italiani, facilmente digeribili per le stagioni delle feste. In parte il successo dei film panettoni e alcuni comici come Zalone hanno ripagato i produttori nel mercato italiano. Però il prezzo pagato delle vendite all'estero è stato altissimo perché questi film sono così particolari, così “italiani”, che difficilmente sono esportabili in altri paesi, proprio come dice Salomé.
Non entro in un dibattito su certi personaggi e film, sarebbe controproducente. Il cinema di tutto il mondo ha prodotto film sciocchi e facili, ma ci sono film in tutte le lingue che sono riusciti ad avere successo perché i loro messaggi sono universali e divertono dal momento che soddisfano tutte le nostre emozioni e non soltanto la voglia di ridere.
Disgraziatamente non riusciamo a farlo più perché non pensiamo al futuro del nostro cinema, ma a quello dei nostri mostri sacri, attori e registi che non ci sono più.
Sembra quasi banale scrivere che il cinema italiano ha investito così tanto in una stagione memorabile con personaggi come Totò e De Sica, Fellini e Tognazzi, Mastroianni e Scola, Gassman e Monicelli e tutti i personaggi che hanno scritto interi capitoli della Storia del cinema mondiale. Hanno avuto successi in tutti i continenti, con film capaci di farci ridere, piangere e pensare nello spazio di pochi minuti. E ora il nostro cinema non sa più che strada fare.
Oggi molti hanno scordato “Pane e cioccolata” con Nino Manfredi che ha avuto un successo internazionale e che racconta le esperienze di un nostro connazionale in Svizzera che cerca di ottenere un permesso di lavoro permanente in quel paese. Manfredi spesso fa ridere, ma i temi sono tutt'altro che banali e leggeri. Possiamo dire la stessa cosa riguardo altri film film dove noi italiani abbiamo dimostrato sullo schermo di saper superare prove difficili e di trovare soluzioni mentre piangiamo la tragedia che ci aveva colpito poco prima.
Erano film che hanno venduto milioni e milioni di biglietti all'estero perché il pubblico internazionale si è riconosciuto in qualche aspetto dei questi film. Stranamente un film indiano di successo mondiale “The Millionaire”, che ha avuto successo anche qui in Italia, poteva essere una copia di molti dei nostri classici del passato, mettendo insieme dramma, commedia e pathos.
Per fortuna non abbiamo perso del tutto questa nostra capacità, ma abbiamo la tendenza di non apprezzare in pieno il talento dei nostri registi che, invece di farci solo ridere, ci fanno pensare per le due ore in sala e anche dopo quando cerchiamo di analizzare le immagini viste sullo schermo.
Giuseppe Tornatore con “La migliore offerta” e Matteo Garrone con “Il racconto dei racconti” hanno dimostrato benissimo che siamo ancora in grado di fornire film provocativi e divertenti, film capaci di ottenere successi e lodi all'estero. Perciò, bisogna chiederci perché la loro bravura non si trasforma in biglietti al botteghino nazionale.
In gran parte dobbiamo considerare che molti di noi cercano soltanto divertimento passeggero. Però, il successo di serie televisive complicate e provocanti come “Trono di spade” e “Breaking Bad” sono la prova che esiste un pubblico italiano per film più sofisticati. Purtroppo, i nostri imprenditori non vogliono correre il rischio di provare strade nuove e, per loro, inesplorate.
Non siamo l’unico paese dove il cinema ha perso strada. L’industria cinematografica statunitense si trova nella stessa situazione e si capisce benissimo dall'uscita regolare di film colossal di supereroi e di puntate continue di serie senza fine come “Fast and Furious”, “I Mercenari”, ecc.
Se torniamo al cinema francese, vediamo che ancora vendono bene a livello internazionale perché i loro film sono aperti al pubblico internazionale. Il successo di “Quasi amici” ne è la prova. Il cinema in Asia, particolarmente in India, Cina, Corea e Giappone produce una serie impressionante di film nuovi di tutti i generi. Siano comici, che drammatici, film storici e di horror.
Questa è una sfida per il nostro paese e, se volessimo, avremmo le armi per affrontarla e vincerla. Purtroppo, abbiamo una domanda fondamentale da fare, i nostri produttori hanno la voglia e il coraggio di farlo?
Se guardiamo l’elenco dei 10 attori più pagati del mondo 3 sono indiani, compreso Amitabh Bachchan, il soggetto della prima domanda di “The Millionaire”. Questo dimostra cosa può succedere se un’industria cinematografica nazionale si mette insieme per produrre film popolari, ma anche di alta qualità, come fanno ormai da almeno vent'anni.
Guardiamo questi paesi e impariamo le loro lezioni e guardiamo cosa hanno fatto per far crescere il loro cinema. Abbiamo insegnato il cinema al mondo, ma i maestri davvero bravi sono quelli che capiscono che non hanno mai smesso di imparare.
Poi, la loro lezione ha una doppia valenza per noi. È stato proprio il cinema a servire da carburante per le loro industrie turistiche. Abbiamo bisogno di aumentare il nostro turismo, una volta il cinema era il nostro ambasciatore nel mondo. Potrà esserlo di nuovo.
Ma, come paese dobbiamo capire che non possiamo più limitare i nostri talenti, ma dobbiamo dare loro un palco internazionale. È davvero una sfida che dobbiamo non solo combattere, ma soprattutto vincere.
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