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Cultura - Cinema e spettacoloGianni Pezzano

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23 Giugno 2015
La generazione che passa
di Gianni Pezzano



La generazione che passa
La ciociara

A volte cominci a scrivere su un argomento, poi succede che senti o leggi una notizia e capisci che il tema del giorno è un altro. Così è successo con la notizia della scomparsa di Laura Antonelli, attrice brava, la cui fama è legata a pochi film che sono però rimasti nella memoria del paese. In particolare il film del 1973 Malizia che segnò una generazione di giovani italiani.

 

Avevo pensato al cinema come possibile tema di un articolo dopo aver visto il film del 1961, Sua eccellenza si fermò a mangiare. Vedere una giovanissima e bellissima Virna Lisi, scomparsa pochi mesi fa, circondata da tre grandi attori come Totò, Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello  mi sono reso conto che l’Italia ha perso quasi tutti gli attori che hanno timbrato una stagione italiana indimenticabile che fece la Storia del cinema mondiale. Avevo intenzione di trattarlo nel futuro, poi la notizia di Laura Antonelli mi ha fatto capire che il soggetto era d’obbligo in questi giorni.

 

Era una generazione di attori, sia uomini che donne, che sono stati capaci di farci ridere e piangere, spesso nella stessa scena. Questi attori con film ammirati e copiati da tutto il mondo hanno potuto interpretare ruoli che non solo spiegavano la Storia del nostro paese, ma anche temi che non hanno confini e che toccano il pubblico internazionale.

 

Quando Vittorio De Sica girò La Ciociara dal libro di Alberto Moravia, volle descrivere la tragedia degli stupri delle zone del pontino durante la Seconda Guerra Mondiale. La scena maestra dello stupro in una chiesa abbandonata di madre e figlia con Sofia Loren ed Eleonora Brown ci fa capire l’orrore dell’accaduto, senza bisogno di dettagli esagerati che spesso registi moderni aggiungono con la scusa del realismo. Il viso della giovane e il silenzio del momento ci fanno capire senza alcun dubbio il dolore della ragazza.

 

Quel film e quella scena sono ancora attuali oggigiorno, dobbiamo solo leggere i quotidiani, o guardare i notiziari televisivi per sapere che quelle sciagure non sono mai cessate nel nostro mondo di conflitti. Tanti dei profughi che ora arrivano nel nostro paese sono spesso vittime o testimoni oculari di queste tragedie.

 

Quella stagione italiana ci ha regalato registi, attori, scenografi e cineoperatori che hanno vinto premi internazionali per decenni. Ma il destino è crudele per tutti e, come per tutte le stagioni, quella sta arrivando alla sua fine.

 

Se facessimo un elenco dei film italiani più ammirati e copiati nel mondo vediamo nomi come Roberto Rossellini, Sergio Leone, Federico Fellini, Piero Germi, Mario Monicelli e Michelangelo Antonioni. Sono registi che hanno lasciato un segno indelibile e hanno insegnato nuovi modi di vedere il mondo tramite la telecamera, per questo le loro opere rimarranno per sempre nei quaderni degli studenti del cinema. Nel caso di Sergio Leone con i suoi western, alcuni dei quali sono considerati persino dagli americani i migliori del genere di tutti i tempi, ha cambiato lo stile e la tecnica di questi film e ha dato esempio ai suoi allievi per creare film di successo, sia economico che artistico.

 

Mi riferisco in particolare a Clint Eastwood, il Buono di Il Buono, il Brutto e il Cattivo che non ha mai nascosto d’aver imparato a fare il regista proprio lavorando con Leone.

 

Ma un ruolo particolare in questa stagione non va solo ai registi e i tecnici che hanno fatto scuola. I temi e le storie non avrebbero avuto l’impatto profondo che ancora sentiamo se non avessero avuto attori capaci di mettere in scena le storie e questa generazione di grandissimi attori sta quasi al capolinea.

 

Non solo i tre attori già nominati, ma anche altri come Nino Manfredi, Gian Maria Volontè, Marcello Mastroianni e Alberto Sordi. Non aggiungo altri nomi, non per mancanza di rispetto verso gli attori, ma perché non sarebbe possibile nominarli tutti. Spesso conosciamo il viso di un attore senza saperne il nome, malgrado il fatto che l’abbiamo visto tante volte. Un caso è di Giacomo Furia deceduto poche settimane fa e che ci ha fatto ridere in film dopo film, ma che non arrivò mai alla fama del grande Totò con il quale girò diciassette film.

 

Tra le donne, Loren, Lisi e Antonelli non sono state le uniche a timbrare film importanti. Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida, Mariangela Melato, Anna Magnani e Monica Vitti non erano meno dei maschi nel rendere indimenticabili i loro ruoli. Non tutte se ne sono andate e ora sono giustamente riconosciute da tutto il paese come tesori nazionali.

 

La prova bravura di questi attori e attrici non è solo nel successo di film italiani, ma anche nell’essere stati scelti da tutti i migliori registi del mondo per ruoli importanti. Ugo Tognazzi per esempio è ricordato dal pubblico internazionale tanto per Il Vizietto e Barbarella dove i suoi personaggi diventarono personaggi cult quanto per il suo lavoro in film italiani e come lui tutti i nostri migliori attori e attrici.

 

L’Italia è ancora capace di produrre film importanti. Il successo recente del film di Sorrentino La Grande Bellezza, come i film di Moretti, Benigni e Tornatore dimostrano che abbiamo ancora un ruolo da svolgere sul palco cinematografico mondiale, ma non riusciamo più a produrre regolarmente film capaci di grande successo internazionale.

 

Sarebbe facile dare la colpa ai film panettone, come fanno alcuni critici, ma sarebbe un’analisi banale e controproducente. Gran parte di questa incapacità viene dalla paura di produttori nel rischiare soldi per produrre film su temi nuovi e scottanti. Non è un problema nuovo e nemmeno solo italiano. Non è un caso che registi avventurosi del passato come Vittorio De Sica furono costretti a fare altri film banali per poter trovare i soldi per i film che poi ebbero successo. Anche Hollywood sta passando un periodo dove i suoi produttori più importanti investono in cloni di film di successo per paura di fallire. Vediamo che il risultato non solo è l’abbassamento della qualità dei loro film e sempre meno profitti, ma vediamo anche come ora la televisione ha preso il posto del cinema come mezzo di intrattenimento e di temi impegnativi.

 

La nostra industria cinematografica ha l’obbligo di trovare rimedi a questi problemi per potere ridare al Bel Paese un posto fisso sul podio internazionale. Non vogliamo che arrivi il giorno che rimpiangeremo la fine definitiva di quella generazione di protagonisti senza averne gli eredi già al lavoro sul palco internazionale. Speriamo non sia già troppo tardi.  

  








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