 | bellissima Laura Antonelli |
Quell'Italia, Laura, ti aveva accolto quando bambina scappavi, una come tanti per trovare una strada che non fosse fatta a pezzi. La tua casa, il tuo mondo, via, insieme a tanti altri e il fumo intorno, fumo tra le strade fumo e polvere e un futuro da inseguire. Un cappottino da foto in bianco e nero e grigio intorno. Nell'esodo centinaia di facce, di piedi, di mani aggrappate le une alle altre, tra loro anche tu. Certe volte però le cose cambiano, i sogni si avverano anche quando non li conosci e non avresti mai immaginato potessero essere così diversi da certi giorni, da certi momenti, ricordi lontani. Il mondo non era, il mondo sarà, e sarà enorme di luci di lodi, e al centro, tu. Per un momento, attimo brevissimo.
Laura nasce Antonaz in un momento difficile, in un luogo difficile, Pola la città dell’Istria appartenente oggi alla Croazia, fine novembre 1941 e non nasceva attrice, come succede a tante, ma bella sì, unica sì. Non è facile essere così, non è facile avere quello sguardo, quell'aria, sapere, odorare, insinuare, muoversi insinuarsi sotto la pelle con un’occhiata, per quella dote naturale che, quella sì, nasce con te, ce l’hai nel DNA, grazia e condanna. Oltre la bellezza, l’eleganza, oltre l’eleganza, una sensualità, forse non sempre consapevole. Chissà se quella fatidica malizia era più costruzione o costituzione. Laura in fondo è probabilmente più ingenua che diva. Ha visto altre cose, altri luoghi, il rumore della guerra, lo schifo della fame. Ma è bella Laura, Napoli è la nuova casa, la scuola, le gambe bellissime e gli occhi da gatta, studia e si diploma, sarebbe diventata un’insegnante, nel frattempo si arrotonda e parecchio di più, con la pubblicità, con i fotoromanzi. Il suo viso buca, spacca, il sorriso ingenuo, i lineamenti morbidi, quel modo di guardare dal basso, come un cucciolo arreso, non poteva lasciare indifferenti, arrivano le prime occasioni a Roma, dove insegna ancora, inizia a comparire in pellicole che si fanno sempre più importanti, ma è sempre e ancora un corpo che parla, e il successo arriva con i primi, e saranno tanti, del genere, indimenticabile specchio degli anni settanta.
Quel “Merlo maschio” di Pasquale Festa Campanile, in cui si incominciava a guardare dal buco della serratura e tutto era ammiccante e sfacciatamente folle, per la carica erotica mai troppo velata. Diceva il compagno di pellicola Lando Buzzanca di lei “la più bella schiena nuda mai apparsa sullo schermo dopo la Monroe” e se ne vedevano di schiene e anche di più, nei sogni di quel Buzzanca violoncellista, bloccato nella composizione, ossessionato dalla moglie, corpo – strumento. Un cult ancora oggi, nonostante si veda ormai tutto e il contrario di tutto, senza nessun imbarazzo.
Il segreto di Laura, era il misto di innocenza, e incosciente coscienza, oltre che di perfezione magnetica. Laura era nuda in fondo anche da vestita. Nel mostrare un reggicalze, nell'accavallare le gambe, nel tenere la vestaglia in quel “Malizia” di Salvatore Samperi che la consacrava sogno proibito degli italiani. Tutto sembra naturale intorno a lei, anche il suo perfetto corpo nudo “in fondo ci spogliamo tutti almeno una volta al giorno” dice e vince il Nastro D’argento per l’interpretazione di quella cameriera in perenne salita e discesa di scaletta, indomita donna delle pulizie, desiderio di padre e figlio della pellicola e talmente bella che in trucco dovette andarci più di una volta, non si riusciva a toglierle quell'aria di dosso, farla diventare una cameriera non fu istantaneo.
All'apice del successo gira con Dino Risi, Patroni Griffi, Visconti, non è solo un involucro, la sua voce roca e sensualissima sa anche recitare. Ma sembra tutto troppo veloce e breve, già negli anni ottanta la strada si spiana per altre facce, per altri nomi, Laura c’è sempre, ma non sempre per il ruolo da protagonista. Per quelli ci sono le più giovani. E se sono anni complicati quegli anni, orribili forse ancora di più i novanta. Quel 27 aprile 1991 a Cerveteri durante una festa, un’imboscata dei carabinieri spegne le luci intorno e dentro. È l’inizio della fine. Condannata a 3 anni e 6 mesi, dopo una lunga battaglia legale viene assolta in appello. In quanto “consumatrice” e non “spacciatrice” dovrebbero riconoscerle le ferite e i tagli a quel cuore rappezzato, alla perenne ricerca di una stabilità. Quando la coca che le rovinava la vita, era divenuta l’unica fonte di guarigione in una forma di vuota follia, il mondo scattava ossessivamente una foto dopo l’altra, spiava ancora e dentro quel buco di fotografiche serrature, e il corpo informe non più quello di un tempo. Non c’era più la luce morbida dei capelli. Un fiore che perdeva petali abbruttito dalla delusione. Il ritorno difficile, compromesso, a cui si aggiunge il dolore di un intervento riuscito male che sarebbe dovuto servire per il remake di “Malizia 2000”. Il rincorrere della bellezza, un’operazione per dimostrare di poter ritornare ancora, in realtà un enorme flop e la lenta discesa agli inferi senza sosta. Una reazione allergica al silicone, la deturpa e a nulla varrà cercare di rivalersi con il chirurgo, con il regista per l’inglorioso insuccesso del film e con l’intera produzione. Il processo prosegue per anni, e si susseguiranno ancora immagini che ricorderemo riprese di nascosto, di quel viso trasformato, di inarrestabile crepuscolo, caduta di una dea, dal volto sempre più assente. Un peso troppo forte da tenere sulle spalle. Laura ha sopportato tutto, ha sopportato la puzza della guerra e quella sotto il naso di chi la guardava sbocciare bella e scandalosa, ma questo no, il suo declino no. Guardarsi e non riconoscersi è un peso insopportabile. L’isolamento, inevitabile conseguenza, un cane che si mangia la coda, un labirinto di ossessivo tormento. Depressione, vuoto, buio. Scivolare è un attimo infinito. Più volte viene ricoverata in un centro di igiene mentale. Dopo anni di battaglie legali nell'ottobre del 2007 la Corte di cassazione legittima la sentenza della Corte Suprema dei Diritti dell’uomo di Strasburgo che riconosceva un risarcimento milionario. Giustizia è fatta, ma pochi ricordano esposizioni, interviste, amicizie e abbracci di ritorni. L’amico Lino Banfi lancia un appello, Laura, vive con una pensione minima e sempre più sola. Fino ad oggi, in cui a tutti manca e a tutti non manca la lode. La Lode dopo la solitudine. Qualcuno dice che quell'indennizzo non sia mai giunto, altri che sia stato dato in beneficenza. Di lei si sapeva che viveva sola con una badante, che il sindaco di Ladispoli ed il suo avvocato erano i suoi tutori, che aveva 73 anni e tra le ombre e i ricordi del suo passato, ingannava troppo tempo, che raccontava ormai “questa vita terrena non mi interessa più”.
Che era a terra probabilmente almeno da due giorni, quando l’ha trovata la donna delle pulizie. Laura Antonaz, Antonelli per tutti quelli che hanno guardato in estasi il suo viso da ragazzina, era sul pavimento di casa, da sola. Forse un attacco cardiaco. Forse veramente in pace, in quel Paradiso di giustizia divina dove si muovono tutti i grandi per troppo tempo di vita terrena, dimenticati: “Forse non ero tagliata per fare l'attrice. Non ero preparata ad affrontare quella carriera, il successo, la popolarità, quell'ambiente, con le illusioni e le delusioni. Sono sempre stata una persona semplice, timida.”
E ti ricorderanno in tanti, perché dietro quel sorriso ammaliante si nascondeva la tua verità, semplice, da vera diva, di donna vera.
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