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19 Giugno 2015
Un mondo come il nostro
di Gianni Pezzano



Un mondo come il nostro
Trono di Spade

In questi giorni gira su internet, persino sui siti di alcuni dei giornali più importanti del mondo, un filmato della reazione di fans americani alla decima e ultima puntata della quinta stagione, appena conclusa, della teleserie più popolare e controversa nel mondo, Trono di Spade. 

 

Il programma ha colto un pubblico mondiale ineguagliabile, non solo per le reti che lo trasmettono in tantissimi paesi, ma anche sui siti di streaming che lo mettono online in nero. Come ha fatto un programma fantasy dove esistono draghi e mostri, ambientato in un mondo crudele con gente senza scrupoli ad arrivare a tale successo mondiale? Per quanto sembra banale la risposta è semplice, a tutti i livelli la storia del programma riflette il nostro mondo.

 

In una puntata recente la regina Cersei parla con il rappresentante del paese dove lei aveva inviato la figlia quattordicenne in sposa al re e gli confida i timori per la figlia. Quando l’ambasciatore risponde che nel suo paese nessuno fa male a ragazze, la regina dice “In tutto il mondo fanno male alle ragazze”. Una frase agghiacciante, soprattutto da un personaggio responsabile per morti e torture. Ma vediamo quotidianamente che questa frase è valida anche per il nostro mondo moderno.

 

Per capire le allusioni del personaggio basterebbe uno sguardo ai quotidiani per vedere quel che succede in Africa nei nostri giorni e la memoria dai meno giovani corre facilmente a guerre e rivolte in moltissimi paesi nel corso della nostra vita. Però la storia delle sette famiglie reali che lottano per il trono scomodo del continente Westeros in un mondo immaginario non nasce dalla semplice fantasia del suo autore originale.

 

George R. R. Martin che ha scritto i libri della serie “Una canzone di fuoco e ghiaccio” dalla quale ha preso spunto la teleserie si era ispirato dalla Guerra delle Rose in Inghilterra nel 400. Ma gli incidenti che molto hanno sconvolto i seguaci del programma hanno esempi storici profondi in tutti i continenti e in tutte le epoche. Le morti violente, sia in battaglia che in tornei e per assassinio, non si limitano alla fantasia di qualunque autore.

 

Le due nozzi sanguinose del programma hanno analogie in molti paesi e particolarmente in Scozia dove incidenti del genere non erano sconosciuti nelle Highlands. Infatti, non è un caso che la “gente del Nord” del programma assomiglia molto agli scozzesi nei loro costumi e comportamenti. Il Rinascimento italiano era pieno di assassinii, sia di veleno che di armi bianche. Per esempio, Juan Borgia, fratello di Cesare e Lucrezia, fu assassinato in agguato a Roma e i responsabili non furono mai  identificati con precisione.

 

Ma i riferimenti storici non sono il motivo principale per spiegare il successo enorme del programma. Nel programma non esistono personaggi chiari e la differenza tra il personaggio “buono” e quello “cattivo” non è mai ben definita.

 

All’inizio della prima stagione un personaggio sembrava impersonare il cattivo della famiglia Lannister e anche il suo soprannome “Il Folletto”, dava impressione che Tyrion Lannister fosse l’artefice delle azioni macchiavelliche del suo potente casato. Nello spazio di poche puntate il nano è diventato indiscutibilmente il personaggio preferito del programma e allo stesso tempo quello meno ambiguo.

 

La prima stagione è iniziata con un altro personaggio che rappresentava il buono e l’etico di un mondo barbaro. Ben Stark credeva nella fedeltà e nell'onore e perciò era il personaggio più ammirato da tutti i fans. In una delle prime scene spiega al figlio decenne il motivo per un’esecuzione che aveva eseguito personalmente dopo aver condannato il colpevole, ovviamente un uomo con un senso dell'onore. Ma quel personaggio verrà giustiziato alla penultima puntata della prima stagione, il suo unico reato, di fidarsi di tutti quelli che lo circondavano. Era stato ingannato e tradito e ne ha pagato le conseguenze.

 

In poco tempo lo spettatore di Trono di Spade si è trovato a cercare chi diceva la verità e chi mentiva. Di capire chi agiva per conto proprio, oppure come spia e agente per altri. Alla fine il pubblico si è immerso in un mondo affascinante, ma allo stesso tempo ingannevole. In un certo senso in un mondo non lontano dalla realtà della vita quotidiana.

 

Affrontiamo spesso i temi di tradimento e slealtà in casa e a lavoro. In qualche punto della nostra vita ci siamo sentiti traditi, oppure abbiamo pensato che il nostro avversario, sportivo o di lavoro, si comportasse in modo sleale. Nessuno di noi farebbe quel che fanno gli antagonisti del programma, ma molti hanno avuto un senso di soddisfazione nel vedere i cattivi del programma pagare subire le conseguenze dei loro tradimenti.

 

Però esistono motivi meno mondani per la popolarità di Trono di Spade. Prima di tutto, le scene sono bellissime e i produttori hanno creato un mondo stupendo, pieno di città nuove e attraenti. Per l’ora della puntata vediamo luoghi di immaginazione che oltrepassano la nostra fantasia e mettono in luce la bravura dei tecnici.

 

In ogni caso, una grande parte del successo è dovuta alla bravura degli attori che ne fanno parte. Non solo Peter Dinklage nel ruolo di Tyrion Lannister già nominato, ma ogni attore nei ruoli principali ha trovato orde di fans, oppure, nel caso di certi personaggi come il sadico Re Joffrey, membri del pubblico che li odiano come fossero persone vere. La morte per avvelenamento di Joffrey fu festeggiata su internet e su tutti il social media, come la morte tragica di Rob Stark nella cosiddetta nozze rossa fu accolta con disperazione dai fans che pensavano che lui avrebbe vendicato la morte ingiusta del padre.

 

Per dieci settimane fans del programma e i giornali hanno fornito dettagli della puntata appena trasmessa, non sempre graditi da chi non aveva ancora visto la puntata in qualche parte del mondo. In molti paesi i siti internet di grandi giornali come The New York Times hanno dedicato blog e pagine agli sviluppi e luoghi per i fans dove sfogarsi in seguito agli sviluppi inattesi e drammatici della storia. Entro pochi minuti dalla fine di ogni puntata Facebook e Twitter erano pieni di foto e commenti di gioia o di disperazione dei fans.  

 

Ma il successo di questo programma ha mostrato anche una realtà molto più importante. Ormai la televisione ha preso il posto del cinema perché il mezzo permette di poter raccontare storie complicate nel corso di molte puntate e stagioni, un lusso non possibile per il cinema. Questo, messo insieme allo sviluppo di nuove tecnologie come schermi giganti di alta risoluzione e di tecniche di produzione sempre più sofisticate hanno permesso un sorpasso che pochi si sarebbero aspettati solo pochi anni fa.

 

Mentre aspettiamo un anno per sapere le conseguenze dell’ultima punta di questa stazione di Trono di Spade e le risposte alle domande lasciate aperte, cominciamo a pensare se il cinema sarà in grado di rispondere alla sfida e di trovare il modo di riprendere il pubblico perso al piccolo schermo. 

 








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