 | Lorenza Ghinelli protagonista della terza serata |
Ecco un altro capitolo, ecco un nuovo enorme universo che si dipana davanti agli occhi di noi spettatori per una nuova serata. Introdotta dall'impeccabile Marta Perego, la protagonista femminile di questo terzo appuntamento la giovane Lorenza Ghinelli.
Partiamo col dire che ci stiamo inoltrando in una nuova visione di questi capitoli di racconto noir, attraversati da voci di donne, donne che indagano, donne che scavano a fondo, donne che scelgono con cura ogni trama e ogni parola per cesellare creature di carta, preziose come figli.
C’è chi approda alla potenza del racconto a metà dei suoi percorsi, chi tiene dentro il germe della scrittura che aspetta solo il momento giusto per mostrarsi. A soli sette anni la scrittrice romagnola che si racconta questa sera, come tutti i bambini della sua età, ignora tante cose, altre no, sa che vuole una cosa, fondamentalmente sa che vuole scrivere, e che scriverà. Saranno prove, lotte, piccole delusioni come succede a chiunque scrive. Non è facile, probabilmente lo sport più estremo è proprio questo, il salto in alto che devi fare per superare te stesso, inevitabilmente andare incontro agli altri, perché a loro è destinato ciò che scrivi. In qualunque modo tu sia fatto, il percorso mai uguale per tutti, ti porterà a mostrarti di forma di faccia e di respiro, potrai negare ostinatamente, credendo di scrivere per te, ma è al resto del mondo che mostrerai la tua anima attraverso le parole.
Lorenza è giovane e lo era ancor di più quando “Il Divoratore” (Newton Compton) diventava un caso letterario. Storia di infanzia segnata, negata, che si incrocia ad altra infanzia divorata e poi sputata via da quel mondo adulto che partorisce e poi abbandona, e seppur non abbandona fisicamente, lascia semplicemente andare alla deriva le sue creature, distrattamente nell'incuria della non cura. C’è il nero non lo dimenticate, c’è il nero di costruzione di genere ma c’è nero di sangue secco e vecchio e doloroso, vecchio di passato che ritorna a ricordare che ciò che è dietro, ciò che ci è appartenuto, non si dimentica mai, è solo messo per un attimo brevissimo di vita, da parte.
Bambini, amici, girotondi di cantilene senza felicità e voci argentine, che bella l’infanzia, che bella, come dovrebbe essere. La realtà però spesso è lontana mille miglia dalla costruzione dei “come dovrebbe essere”. Attraversando il parco scelto come partenza e tema legato all'autrice, altalene e cavalli a dondolo, tra domande e risposte e squarci di racconti di doloroso realismo, assumono un altro aspetto, come sorriso dolcissimo che in un attimo diventa ghigno feroce. Tolti i bimbi, tolta la luce, non rimane che l’ombra di ciò che c’era, il cigolio di una giostrina sospesa, mossa da mani di illusioni disperse. Da un vento che non c’è. Non ci sono che le nostre proiezioni e l’infanzia non è sempre e non è per tutti, la parentesi felice e l’oasi di calore familiare immaginato. Piccoli e grandi nei, piccoli e grandi in forme umane che come parallele rette, non si incontreranno mai, non si capiranno mai, abbandonandosi a infinite disperse solitudini. Altre volte invece si incrociano scontrandosi, generando collisioni che non lasceranno che strappi e ferite e delusioni.
Sguardo purissimo, voce da ragazzina, viso da attrice, intenso, l’autrice nonostante la giovane età ha già alle spalle accumulato un serie di esperienze importanti come la collaborazione alla scrittura per quel “Tredicesimo Apostolo” che qualche stagione fa ebbe notevole successo sulla ammiraglia rete canale 5 (per Taodue). Nel 2013 “La Colpa” è finalista del premio Strega. E ancora oggi la scrittura di “Con i tuoi occhi” incontro di due anime femmine seppur bambine, è la dimostrazione di una crescita che ha comunque il suo leit motiv nella profondità, nella volontà di scavare in fondo all'anima, facendosi brutalmente male alla ricerca di sé stessi fino al cuore delle proprie paure, del proprio lato oscuro.
Per questo certe volte non esiste condanna, ma comprensione, e ce lo dimostra. La scrittrice, quando racconta che nella collaborazione con “Il Cuore nero delle donne” in cui insieme ad altre autrici riportava le mani più nere macchiatesi dei delitti più brutali della storia del crimine, e nello scavare affondando le mani in queste storie, si possono trovare stralci di umana pietà. Un punto di vista dolorosamente veritiero. Le donne che uccidono, non si perdonano ma forse non giudicarle mette noi ad un livello di cognizione se non maggiore, sicuramente migliore. Tutto per la conoscenza. Conoscere, indagare, capire. Il lato più oscuro delle donne che esplode quando fingiamo di essere diverse da ciò che siamo.
Guardando lontano, Lorenza, risponde alle domande della Perego e risponde a tutte noi, che il sottile filo che divide quell'attimo di normalità, dalla follia, non è che un sottile fragilissimo, delicatissimo filo. Spesso si spezza lasciando tracce indelebili.
E indelebile anche questa scrittrice, resterà in noi, cogliendo l’anima e quell'intimità remota che spesso nascondiamo anche a noi stesse .
“Donne in noir” su Top Crime alle 19.15 ci terrà compagnia fino a venerdì 19, ci farà conoscere meglio quest’universo di sfumature che fanno a gara a sfidare la notte, e il tratto più nascosta della nostra anima.
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