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Cultura - Cinema e spettacoloStefania Castella

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26 Marzo 2015
The Voice of Italy, ultima Blind audition, J. Ax il giudice che non si voltava...
di Stefania Castella



The Voice of Italy, ultima Blind audition, J. Ax il giudice che non si voltava...
J. Ax uno <br> dei giudici di <br>The Voice
Siamo quasi al termine e più esattamente quasi all'inizio. Ultima puntata, ultima fase delle fatidiche Blind Audition. The Voice of Italy e i quattro (considerando la famiglia padre - figlio Facchinetti, cinque) poltronati giudici aprono l’ultima fase dei giochi, per raggiungere quota sedici. I team composti fino ad ora raggiungono quota 13 per coach Pelù, 14 per il team Fach, Noemi raggiunge i 12 mentre J. Ax 13.

Come sempre emozioni a non finire che trapelano come probabilmente in nessun talent visto fino ad ora. Qualche faccia nota come già capitato, in questa puntata trattasi del vincitore della prima edizione di "Amici" all'epoca "Saranno famosi" (2002): Dennis Fantina, oggi trentotto anni dopo il primo album, silenzi tranne poche note, poco degne di nota. "Meno male che mia moglie lavora, sarebbe dura altrimenti" e ti viene in mente tutta l’enormità di sentimenti che si mettono in gioco quando nella vita si cerca di raggiungere un "posto nel mondo", quanta fatica si fa quando soprattutto dopo aver toccato per poco la luce si ritorna al buio che sembrerà, dopo, ancora più buio. Niente da fare nessuna poltrona si volta. Una voce dopo l’altra però si raggiungono e completano tutte le vacanti posizioni tranne una. J. Ax non riesce a completare il proprio team. Si aprono una serie di siparietti che rendono lo show ancora più frizzante. Proprio Ax, lo avevamo già intuito, mostra in questo spaccato da giudice una veste inaspettatamente (forse nemmeno tanto inaspettatamente) sensibile. Di lui che ha cavalcato l’onda degli anni novanta a pieno, viene da ricordare che ci sono stadi che quasi tutti attraversiamo nell'inseguire una passione, la passione per la musica di solito passa per una fase in cui ci si sente poeti maledetti poi si cresce si smette di essere poeti e si rimane maledetti e basta, Ax mostra il contrario. Poeta lo era anche quando nel rap raccontava la durezza della vita di certi quartieri, anche quando c’era lo stile ironico, beffardo, tagliente c’era della poesia nel sottofondo e non era così celata. Prendendolo in giro la sua collega di poltrona lo ha spesso stuzzicato giocando sul passato "ribelle": "è il più cool di noi. L’ultimo centro sociale che ha frequentato è stato in via Montenapoleone".
 
J. Ax, al secolo Alessandro Aleotti cantava "Domani smetto" ieri, e oggi racconta che ci sono voluti un paio di anni ancora per chiudere capitoli come alcol e droga "che cambiano le persone in peggio". Oggi che gli Articolo 31 non ci sono più e la strada è cambiata, Ax ha una donna accanto che forse ha contribuito alla maturità di certe scelte. Come un Picasso che attraversa periodi di colori diversi la realtà nera dei quartieri, dei bulli di periferia, della sensazione di essere un alieno tra gli altri, la sensazione di essere nemico del mondo o di avere il mondo come nemico, è sfumata in un colore con cui si può convivere con più leggerezza. Quella rabbia di note come pugni in faccia ai benpensanti, non è forse scemata del tutto, ma si stempera nella dimensione di oggi in cui è uomo che sa emozionare emozionandosi. "L’anno scorso avevo bisogno di "The voice" oggi loro hanno bisogno di me".
 
Qualche frecciata al team Fach (l’amico Fedez ne dipingeva la rappresentazione di un fastidioso nepotismo), qualche frase fuori posto ma la percezione è che sia un fuori posto controllato, senza rancori, senza rabbia. La capacità di "sentire", di provare empatia per i giovani scelti di volta in volta, e soprattutto per quelli non scelti, la capacità di dire "scusa ho sbagliato a non voltarmi" mostrano un’anima da artista e da uomo profondo, disincantato ma serenamente, teneramente, quasi fraterno. I suoi "loser", i perdenti che si sentono se non ai margini, un po’ più laterali rispetto alla massa centrale che sta bene a tutti, sono anime varie di varia umanità e nello sguardo una comune voglia di rivincita. Sarà per questa ricerca dell’unicità "Voglio una voce che spacca uno che distrugga la musica italiana" che alle 00.00 l’ultimo componente del suo team non si è ancora profilato.
 
Arriva nella veste (con gran sospiro di sollievo di tutti gli altri) di Maurizio che finalmente lo convince. Un percorso per raggiungere questo ultimo loser molto sofferto in cui più volte Alessandro ha quasi avuto le lacrime agli occhi nel cercare le parole giuste per dire "sei stato grande ma non eri quello che cercavo". "Sei quello giusto al posto giusto, nel momento sbagliato" consolava invece l’amico Facchinetti quando la tensione era troppo alta e il concorrente troppo avvilito dalla disfatta. Finalmente però proprio quando nessuno ci credeva più, Ax trova il suo "Angelo sterminatore" spaccatutto, e finalmente si può dare appuntamento alla prossima puntata e all'inizio della gara vera e propria.
 
Uno spettacolo nello spettacolo, di quelli che sai ti mancherà alla fine. Ognuno al suo posto, i giovani con i loro coach, sperano di superare e andare avanti. A tutti soprattutto per chi si dovesse scoraggiare, il motto 2.0 di J. Ax: "Vai, dai, in fondo anche Gesù all'inizio aveva pochi followers…"







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