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06 Marzo 2015
The Voice of Italy, cinque giudici, quattro poltrone, un talento solo ad emergere
di Stefania Castella



The Voice of Italy, cinque giudici, quattro poltrone, un talento solo ad emergere
I giudici di
The Voice of Italy

Provo ad immaginare, corridoio buio, passi veloci crescenti di ansia, entrata in studio in silenzio totale, irreale. 

Un due tre, le bacchette scandiscono l’avvio. Tutto quello che senti in un secondo, forse immaginarlo sarebbe troppo, ma deve essere qualcosa a metà tra l’esplosione energetica che dalla terra ti arriva alla testa, ti serra la gola e immagini che dalle labbra non uscirà mai nessun suono umano. Poi basta che parta la melodia e tutto il resto viene da sé. Chi vive la passione della musica sa di cosa parliamo, sa gestire probabilmente il blocco che deriva dall'ansia, ma non può dirsi intoccabile quando l’emozione chiama. E di emozioni in questo show ce ne sono tante. Non essendo particolarmente appassionata di talent, mi trovo a fare da spettatrice a questo format che è alla terza edizione, con grande partecipazione, e curiosità. Qui molte cose colpiscono e “The Voice of Italy” sebbene pare si sia infilato per sostituire un talent passato ad altra rete (X Factor), e partito i primi tempi un po’ defilato, è poi esploso con la grande visibilità portata dalla eccezionale Suor Cristina della seconda edizione, che vincendo attirava l’attenzione del mondo intero su di sé e sullo stesso programma (si parla di una prima esibizione che raggiunse in breve più di settanta milioni di visualizzazioni sul canale del programma), ormai ha già il suo ben nutrito corpo di fedelissimi a seguire le puntate.

 

Quattro giudici (quest’anno cinque in verità) quattro poltrone che danno le spalle ai vari talenti in esibizione, e cosa rarissima forse unica, una vera orchestra che suona dal vivo, fa praticamente di una gara un bellissimo spettacolo musicale. I giudici hanno la possibilità affidandosi soltanto al suono, alle loro capacità di carpire il talento senza vederne le fattezze se non alla fine, di decidere se voltarsi o meno, e una volta voltati, dovranno cercare di convincere il loro prescelto talento a scegliere uno di loro e l’appartenenza al team corrispondente.

 

I ruoli si ribaltano ed è bellissimo vedere il giovane di turno sciogliere la tensione difronte ai coach che si bacchettano tra loro per spuntarla. Nella prima edizione andata in onda nel 2013 i giudici erano il “rocker maledetto” Piero Pelù (Litfiba con Ghigo Renzulli), l’immenso Riccardo Cocciante, Nostra Signora dello Show Raffaella Carrà, la ex X Factor Noemi (al secolo Veronica Scopelliti) voce del Blues italiano. Tre fasi (oggi quattro) da passare prima di vincere. Ancora oggi alla terza edizione la prima delle fasi quella dell’audizione al buio, è la prima a cui si accede, la cosiddetta Blind Auditions. Dalla prima ad oggi i giudici rimasti in sede sono Noemi e Piero Pelù, mentre Cocciante e Carrà lasciavano il posto per raggiungere altri ambiti. La loro poltrona vivacemente occupata dal rapper dal cuore grande e la faccia da schiaffi J. Ax (Alessandro Aleotti, Articolo 31) e la coppia Roby Facchinetti e Francesco suo figlio. Un duo inedito e brillante, che occupa un solo posto dividendosi il compito di fare unica squadra, litigando simpaticamente, divertendosi parecchio.

 

Quello che più colpisce in questo show, è una serie di azzeccatissimi mix, elementi che fusi insieme riescono a distrarre divertendo, e a far risultare il tutto meno noioso di altri talent già visti e rivisti. Giocarsi tutto con la voce, senza possibilità di guardare negli occhi e farsi vedere, cercare di trovare la canzone più convincente, il modo più originale di riproporla, compiere un’operazione quasi telecinetica nell’intento di spostare i giudici dalle loro posizioni. Ma soprattutto quello che traspare è la voglia di emergere di tanti, per cui ti rendi conto di quanto talento ci sia effettivamente, nascosto dietro le persone più varie. Quanti sacrifici e salti nel buio, passando parte della propria (talvolta giovanissima) vita scegliendo di buttarsi a capofitto in un progetto senza sapere se potrà funzionare, nel quale l’unica fonte di sostegno sei solo tu, e la tua determinazione. In questa ultima puntata andata in onda, di talenti ce ne sono stati in numero eccezionale, ogni volta toccava pensare: “chiudete tutto è lui/lei che vince tutto”. Tutti talmente bravi, padroni del palco, da far sembrare queste audizioni veri e propri show. Uno spettacolo nello spettacolo.

 

Qualche esempio: Keeniatta, una bellissima voce che definire black sarebbe riduttivo, un misto di soul contaminato dalle origini sudafricane, così profondamente toccante, un’interpretazione e una tenuta del palco così straordinaria da far saltare letteralmente dalle poltrone i giudici, immaginate una versione quarantenne di Leona Lewis, con più fascino, grinta, un corpo fatto per cantare come diceva uno dei coach

 

Bellissima voce e bellissima storia quella di Daniel che racconta di essere nato con una vocale finale in più. Un suono potente che va oltre la sua identità, nella quale non si riconosceva già da piccolina, e così sceglieva il percorso del cambiamento e il percorso salvifico della musica in cui riversare dolore e frustrazioni. Oltre la sua storia, arriva la sua potente voce e il pezzo di Bon Jovi è un successo.

 

Il giovane Federico, che per inseguire la vocazione della musica lascia per un po’ il banco al mercato e la bellissima performance della giovanissima Sara che stupisce tutti cantando Lucio Dalla con la voce di Gianna Nannini.

 

Una fortissima voce da rock è Ira, metal duro e una storia difficile di bullismo nascondono una grande timidezza intercettata immediatamente dal coach Pelù, che promette di fare della giovane campana, una vera rocker di voce e di anima. Il suo pezzo dei Led Zeppelin è energia allo stato puro.

 

Una sorpresa dopo l’altra, i giudici si accaparrano circa sei talenti ognuno, e mostrano tutti i loro lati, non solo professionali, ma anche e soprattutto umani, capaci di sorprendersi, di gioire e anche di fare un passo indietro e chiedere scusa quando proprio il flusso di energia stentava ad arrivare. Bello, credo sia l’aggettivo più semplice e più efficace per descrivere quello che alla fine della lunga serata si pensa. Bello, vedere esibizioni professionali che nulla hanno da invidiare alle performance da concerto dal vivo di tante star. L’appuntamento con “The Voice of Italy” è tutti i mercoledì sera su RAI due, e se come dice J. Ax “La musica più di ogni altro campo ha di per sé della meritocrazia, per cui se vali veramente prima o poi, arrivi” e seppure uno solo sarà il vincitore, la meravigliosa esperienza che ognuno avrà fatto alla fine sarà stata comunque come una vittoria, in fondo provarci e riprovarci fa parte del percorso di un sogno, probabilmente, la parte più bella.








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