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24 Febbraio 2015
Birdman, il volo di un uomo e il suo riscatto da supereroe
di Stefania Castella



Birdman, il volo di un uomo e il suo riscatto da supereroe
Michael Keaton

“Come accidenti siamo finiti qui, in questa fogna? Eri una star del cinema ricordi?” C’è qualcosa che fa male, più male di un successo mancato, è un successo perduto. La faccia stravolta, o forse solo una faccia da uomo comune, un lungo corridoio buio ad intervalli. Il film Di Alejandro Gonzales Inarritu, è un lungo piano sequenza che accompagna il protagonista Michael Keaton, nel suo viaggio insieme allo spettatore che quasi non legge la distanza tra sé e lo schermo.

 

“Birdman”, il titolo che nella notte degli Oscar ha vinto quattro statuette: “miglior film” “miglior regia” “miglior sceneggiatura originale” “miglior fotografia”, è la storia di Riggan Thompson, ex attore di Blockbuster, diventato famoso per l’interpretazione di un supereroe alato, caduto nel dimenticatoio che cerca in tutti i modi una forma di riscatto. La inseguirà tentando di mettere in scena un’opera teatrale “What we talk about, when we talk about love” di Raymond Carver. Niente effetti da super poteri, una prova d’attore che vuole urlare al mondo le sue possibilità. Il fascino di Broadway, le luci della ribalta, un racconto che è un percorso intrecciato di vita desiderata e vita vissuta, un presente da affrontare doloroso, tra problemi economici un matrimonio fallito e una figlia tossicodipendente, il percorso di Thompson, sarà pieno di tortuosità da affrontare, molto realistiche, per questo ancor più dolorose. Un viaggio attraverso sé stessi e il proprio io interiore, un dialogo tra sé e il mondo.

 

A gravare infatti sul protagonista, oltre le figure quanto mai terrene comprese di un attore che lo userà come trampolino per affermarsi, la presenza sottile di un “alter ego” che è il suo personaggio di supereroe, quel Birdman, dal quale non riesce a scrollarsi. Una presenza che tenterà in tutti i modi di far desistere l’attore da tutti i suoi propositi, per farlo restare un semplice attore da film in cassetta. Il regista racconta quanto sia legato ai suoi personaggi che vede in primis “irrisolti, preda di emozioni e sentimenti. Quando delineo la loro psicologia, è come se guardassi dentro di me”. Empatia, è quella che trasmette, e sente il regista, empatia quella che proviamo a guardare le scene, sentendo che anche nella vita reale, i nemici più difficili da combattere sono proprio dentro di noi. La nostra voglia di emergere, spesso affondata dal senso di inadeguatezza, da una sorta di freno che noi stessi poniamo tra noi e le nostre ambizioni.

 

Così il supereroe diventa giudice, che si arroga il diritto di insinuare il dubbio, di vanificare la volontà di farcela. Un mescolio di personaggi e situazioni a tratti drammatiche quasi noir, arricchiscono la pellicola di visioni da letteratura tipica del genere sudamericano con intrecci di facce e storie e amici e nemici. E un finale riscritto più volte che lascerà un senso di sospensione. La sensazione irrisolta di non distinguere più sé stesso da quello che si crede di essere.

 

“C’è anche in me, una lotta tra mediocrità e ambizione, quando ci sono molte aspettative su di sé, entra quasi sempre in scena un meccanismo che vieta di essere noi stessi” racconta il regista. E mette in scena tutta la verità di una vita e una società, dove esisti se sei visibile, una società di condivisioni e visualizzazioni, e se non le hai, sei fuori, se il mondo non sa chi sei, non sei niente. Il cinema ancora una volta come terapia per affrontare e fuggire la realtà. Dell' amore per il suo lavoro Inarritu racconta “la fase del montaggio, è quella che preferisco, permette di creare quello che non c’è”. Un bellissimo viaggio, questa pellicola, in una serata spettacolare anche per l’Italia, con il trionfo della nostra Milena Canonero vincitrice del quarto Oscar per i costumi,

 

il mancato ricordo della bellissima Virna Lisi, scomparsa da poco è una nota amara, rappresentata anche dal mancato ricordo di un grande maestro: Francesco Rosi. Dimenticati dalla Kermesse. In mezzo a tanto luccicare un leggero velo di delusione e malinconia che ha lasciato un po’ opaca la brillante luccicanza delle star.








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