 | Renato Zero un'immagine degli inizi |
“C’è chi più in là non giunge mai, è lì che muore il giorno, e la città oltre non va dove anche un cielo è di fango, figli ce n’è, ce n’è anche qua, tutti una faccia ed un nome, figli dei mai, piccoli eroi in lotta per un sorriso. Periferia dove vivere è un terno alla lotteria. Periferia è lì che ho lasciato un po’ di questa vita mia”.
Da qui partiva Renato Fiacchini nel quartiere della Montagnola a Roma. Periferia.
La sua Roma, la sua periferia, cantata, amata e odiata come solo chi ama troppo può.
Dai filmati in bianco e nero nella magrezza eccessiva, i balletti dei “collettoni” che si esibivano per Rita Pavone, con le sorelle Loredana Bertè e Mia Martini. Già si distingueva. La gavetta è lunga e Renato che ha lasciato la scuola al terzo anno per seguire il fuoco delle sue passioni, la musica il canto il ballo, non demorde, non l’ha mai fatto. Le comparsate sono tante, i registi con cui lavora, tutti mostri sacri come Federico Fellini; forse solo comparse, ma tutto serve, tutto è un tassello per l’enorme capolavoro che fa di lui uno degli artisti più amati di tutti i tempi. Renato, poetico cantastorie, raccontatore dell’anima, narratore della rincorsa di tutti i sogni. Renato che cerca identità, la afferra poi gli scivola tra le mani, la inquadra tra gli anni sessanta e settanta, tra cipria e travestimenti, che mai ne faranno una macchietta. Quando dalla sua voce potente si rincorrono parole come opere d’arte, che fanno di “morire qui” o “il cielo” l’emblema della sua poesia, della sua filosofia, lo sguardo non si sofferma più sul suo viso truccato da pierrot, sui colori dei suoi abiti, sui suoi eccessi. Renato Fiacchini che i detrattori dei primi anni definivano uno “zero”, l’appellativo lo prende, se lo appiccica addosso, ne fa la sua bandiera e il suo nome arriverà da lì, da Zero a tutto. Renato ha vinto tanto, ha vinto tutto. Ha sfidato le convenzioni, ha costruito se stesso e il suo rapporto simbiotico col pubblico, ne ha fatto un re di Roma, o come amano dire i suoi fans “Il Re dei sorcini”.
I suoi dischi hanno venduto milioni di copie, e anche quando sembrava calare, quando l’ombra lunga del silenzio arriva, come spesso accade per tanti artisti, ha saputo ripartire, ricominciare sempre. “Arrendermi mai” cantava nel 1979 e dalle serate al Piper ad oggi, forse, Renato non si è davvero mai arreso. Ha creato capolavori che fanno di lui l’unico cantante italiano ad avere ottenuto il Numero Uno dei singoli in ben quattro decenni (anni settanta, ottanta novanta, duemila). Ha cantato, amato, donato il suo impegno per i giovani, regalando la sua poesia alle diversità, ai giovani sbandati perduti nella droga (“la tua idea”) al disagio, accanto ai deboli dimenticati dagli altri, gli anziani (“nei giardini che nessuno sa”). Il suo stile inconfondibile, anche quando smette i panni variopinti per un aspetto più sobrio resta un’impronta sulla pelle sua e dei suoi fans.
Oggi la sua città lo celebra con un evento che promette di essere grandioso. Una mostra intitolata a lui che si terrà presso “La Pelanda” (il centro di produzione culturale nel quartiere Testaccio scelto come spazio) in collaborazione con il Macro –Museo d’Arte Contemporanea. Sarà un cantiere diviso in mega ambienti da vivere come “capsule del tempo” (il filo conduttore sarà il battito del cuore di Renato), mille metri quadri “che non dovranno mai diventare reliquiario o accumulo di gadget e feticci” dicono, ma “un viaggio a ritroso dal Cielo alla Montagnola”. La mostra aprirà i battenti il 18 dicembre accogliendo il pubblico fino al 22 marzo del nuovo anno. Associato all'evento anche un concorso letterario dedicato alle scuole di Roma e periferie chiamato “Zero in letteratura”, con il fine di promuovere e valorizzare i contenuti, e il valore dei testi di Renato Zero. Si prevede l’analisi testuale di alcuni testi suggeriti e proposti in un elenco. Al vincitore verrà consegnato un premio di mille euro, consegnato dallo stesso Zero, durante la cerimonia di premiazione. Che grande percorso pensandoci, da Zero a mille. Il coraggio di un uomo che nonostante tutto ha saputo credere e difendere il suo sogno. “Oltre ogni limite”. L’appuntamento è per tutti, sorcini e non, perché la poesia non fa distinzioni, e di poesia negli sguardi oltre i poster nelle immagini del lungo percorso, ce ne sarà da vendere.
Come diceva Victor Hugo: “C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo… c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno dell’anima”.
Renato Zero dallo Zero al Cielo ha cantato proprio questo, lo spettacolo grandioso dell’anima umana.
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