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Cultura - Cinema e spettacoloFrancesco Taverna

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05 Novembre 2019
Hitchcock: il crimine nella storia del cinema
di Francesco Taverna



Hitchcock: il crimine nella storia del cinema
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Seppur siano passati ormai già 40 anni dalla sua morte, Hitchcock continua a rimanere uno dei più grandi cineasti della storia.
Inizialmente incompreso, sottovalutato e criticato nel suo genere, il grande regista britannico è stato riscattato da giovani francesi che videro in lui una grande potenzialità ed uno stile unico, inimitabile. Videro in lui "uno dei più grandi inventori di forme". Hithcock sapeva pensare con le immagini, senza usare parole. Tutto ciò che veniva detto al posto di essere mostrato, al cinema, era sprecato. Rendeva visibili i pensieri dei personaggi, filmava emozioni, gelosia, sospetto, paura... era un genio. Affrontava il cinema con grande semplicità, rendeva ogni film comprensibile a tutti, semplicizzava ogni sguardo, ma mai era banale. 
Truffaut, suo collega regista, scrive: "Il suo cinema non è sempre esaltante, denuncia le offese fatte dagli uomini alla bellezza". Artisti come lui ci aiutano a conoscerci, ci aiutano di conseguenza a vivere meglio.
Il primo successo hitchcockiano, forse il più grande,  si ha nel 1960, anno importante dal punto di vista cinematografico, con l'uscita del film "Psycho" ove caso, suspance, paura e sorpresa diventano da subito parte fondamentale dell'opera. Della storia piuttosto scontata, e dei personaggi semplici, normali a Hitchcock non importa. Ciò che interessa davvero sarà l'effetto sul pubblico di questo "film puro". Un film che ha commosso, un film che ha fatto urlare grazie ad un sorprendente melange di colori, suoni, immagini che permisero a "Psycho" la candidatura a ben 4 Oscar. Ma oggi l'opera di Alfred Hitchcock non si limita a "Psycho", anzi, tutt altro;  i giovani vengono appassionati anche da "La finestra sul cortile", "La donne che visse due volte", "Intrigo internazionale" e molti altri.
Per un uomo come Hitchcock, che visse soltando per il suo lavoro e a causa di esso, un'interruzione del lavoro significava un'interruzione della vita. Lo sapeva, tutti lo sapevano, ed è per questo che i suoi ultimi quattro anni di vita furono così tristi. Morì 29 aprile 1980.
Era morto l'uomo, non il cineasta, perchè i suoi film, realizzatri con un'accuratezza straordinaria, una passione esclusiva, un'emotività estrema dissimulata da una non comune maestria tecnica, continueranno a essere proiettati, diffusi in tutto il mondo.
 


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