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11 Febbraio 2017
Dal mondo di sotto. E dentro di lei.
di Stefania Castella



Dal mondo di sotto. E dentro di lei.
anima

“Così mi fai cadere”. Gira, gira Lucia e gira la gonna di rose fiammanti, ruota, ruota la terra intorno. Gira Lucia e le gira la testa. È bella Lucia, vent’anni negli occhi, stampati sul viso, il sorriso leggero, le guance rotonde si scaldano al sole.

 

“È tanto bella, ma me pare nu’ poco scema. Sono tutti così lassù?”

 

“Si sono tutti così. Guardali, ridono, giocano si allacciano si slacciano, e poi si feriscono.” Gli esseri deformi del mondo di sotto hanno occhi strettissimi per spiare gli umani, pensieri sospesi e nessun sentimento. La nebbia cala, è passata l’estate, tornano il freddo le mani gelate, le calze pesanti da mettere, togliere, brividi, languide attese.

 

“A me non me pare un granché”

 

“Ma che dici, guarda che bella che è. C’ha due occhi bellissimi e quanto vorrei io due occhi così” Diceva la cosa, ma non tutto diceva, che strano sentire di avere qualcosa nascosto e tenerselo dentro e non sapere cos'è. Sembrava un po’ tuono un po’ pioggia, una cosa un po’ brutta e un po’ bella. Quella cosa sentiva che c’erano strani pensieri che non poteva spiegarsi, cose rimaste sepolte lì dentro, lacrime ferme in qualche posto incrostato.

 

“Sono tutti così, si pigliano, mugolano e poi dopo gli passa. E fanno tutti la stessa fine”

 

“Che significa?”

 

“E basta che guardi”.

 

I due prima stretti, ora forti, di fronte, attaccati da sguardi diversi e vene ad esplodere e rabbia a coprirsi di rabbia.

 

“Ti ho detto che nun er’ niente” La donna gli urlava, e le mani slacciate serrate in un pugno di stizza. “E io nun te credo”. Lui è grosso e sovrasta, parole crudeli, pugnali di collera a colpirla più forte. Qualcosa si rompe, qualcosa vacilla. Qualcosa che muta e si incrina la voglia di stringersi ancora. Le mani sue stringono ancora, ma stringono forte il suo collo minuto. Lucia ha il viso bianco e le mani ferite. “Ti ho detto una volta, se non sei più mia, non sarai di nessuno”

 

Le bestie inquiete osservano tutto. “Ma che fa? L’ammazza?”

 

“Bene, meglio, così avremo qualcosa da mangiare, che qua scarseggia”

 

Cose ossute osservano al buio che arrivi la preda. “E pensare che io ci volevo tornare” pensava la cosa. “E sentire quel sole, la luce …”

 

“Ma che dici non vedi che sono gli umani?” Ma lui era diverso, sembrava diverso, quante volte gli ha sfiorato le guance col pensiero soltanto.

 

“Fammi prova’, mandami fuori”

 

“Non se ne parla nemmeno, non s’è mai vista una cosa così”

 

“Ti prego, che ti costa, nessuno mi vede”. La cosa sottile scavalca le ossa, le dita si aggrappano a muri di fogna, le mura scolpite di un mondo nascosto. Il sole l’abbaglia, le taglia il respiro, raggiunge in silenzio quel corpo che lotta per restare in vita. La cosa, le mani sugli occhi, nessuno la sente e scivola piano a quel bordo di vita, prende di lei quel che resta di vita che stava lasciando. “Adesso ci provo” e ad un tratto lo vede davanti, è lui coi suoi occhi profondi di fuoco. È bello l’umano, più bello di come sembrava lontano. E ora è lei, le sue gambe e le braccia, ha il suo viso sul viso, e uno sguardo diverso. “Sono donna, sono lei. E lui è qui”. Lui scioglie i pensieri, lei sembra diversa, ha due occhi più grandi puntati negli occhi.

 

“Ora che, ora che sei qui, e che capisco veramente chi sei…”

 

Lei ha due mani, per prendergli il viso, quel viso cambiato di stagione in stagione. Gli tocca le guance avvicina il suo viso, respira il suo odore, odora di buono. Qualcosa rimbomba in quel corpo diverso. “Perdonami” lui dice e sembra sincero. E mani e labbra a leccarsi ferite, a sentire un sapore che sembra più vivo. E si intrecciano gambe ed esplodono lacrime. “Cos'è questa cosa che batte, che sento qui dentro?” La cosa è confusa in quel corpo di donna. Che strano, ha paura, ed è un sentimento per lei troppo nuovo. Ad un tratto è infelice, davanti a quell'uomo che sembrava qualcosa di buono, che può solo far male.

 

“Che fai si turnata?”

 

“Non potevo restare. Non potevo restare. Come fanno lì sopra a sentire sta’ cosa, qualcosa nel petto che sembra scoppiare. Tenetemi qui, per favore, qui voglio restare”.

 

Di fuori una donna ed un uomo coperti dall'erba e corpi a brandelli e l’anima altrove. Nessuno capisce che cosa è successo. “Sembra quasi che una bestia li ha fatti a pezzetti. Ma che bestia strana però commissà”

 

Qualcuno li osserva cercherà di capire. Qualcuno dal mondo di sotto festeggia l‘arrivo di pezzi pulsanti a levare la fame. E prima era vita, e dopo non più. Che strano l’amore. Che strani gli umani.








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