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Cultura - TeatroGessica Franco Carlevero

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18 Febbraio 2010
Enrico 4
di Gessica Franco Carlevero


Enrico 4L'Enrico 4, proposto da Michele Di Mauro in collaborazione con il compositore G.U.P. Alcaro, si autodefinisce una partitura in musica per voce sola.
Liberamente ispirato all'opera di Pirandello, lo spettacolo scompone e ricompone il testo originario contaminandolo con parole di altri celebri autori come Petrolini, Nijinsky, Heiner Muller e Carver. Il risultato è un'opera originale, vivace, armonica e musicale. La sorprendente interpretazione di Michele Di Mauro dà vita ad una rilettura del tutto efficace della celebre pièce pirandelliana.
Il protagonista, in seguito a un incidente avvenuto in occasione di una cavalcata storica, perde la ragione e si trasforma nel costume che indossa, Enrico IV. Da quel momento la maschera, nella sua fantasia, diventa effettivamente la persona dell'imperatore. Ed è così che il tempo si congela e lo sguardo assume una fissità spaventosa. "Mi hanno detto che sono pazzo, io pensavo solo di essere vivo".
Ma nel momento in cui Enrico IV si sveglia dal proprio sogno e il ricordo del passato si rivela insopportabile, realizza che la società non è che un gioco di antagonismi. Quando giunge il momento in cui gli attori devono posare i propri abiti nel guardaroba, il protagonista si ritrova, e sceglie di vivere con lucidità la propria pazzia. "Io sono Cristo, un povero cristo".
Il tema dell'opera è duro, amaro, ma l'interpretazione di Michele Di Mauro, pur senza perdere l'intensità, alleggerisce notevolmente il tono. Canzonette allegre, scioglilingua e battute di spirito suscitano inevitabilmente la risata vivacizzando così i momenti più dolorosi dello spettacolo.
Anche gli inserti musicali di G.U.P. Alcaro lavorano nella direzione di alternanza dei toni e riempiono lo spazio assolutamente nudo della scena.
La pièce procede dunque in modo armonico e scorrevole. Il monologo, pronunciato tutto di un fiato, giunge al termine senza mai dare un senso di pesantezza, ma regalando allo stesso tempo momenti di trasporto e turbamento. Perché, come recita Enrico IV, "Trovarci davanti a un pazzo significa trovarsi davanti a qualcuno che ci scardina le fondamenta".







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