Rss di IlGiornaleWebScrivi a IlGiornaleWebFai di IlGiornaleWeb la tua home page
Giovedì 18 aprile 2024    redazione   newsletter   login
CERCA   In IlGiornaleWeb    In Google
IlGiornaleWeb

Cultura - LibriStefania Castella

CONDIVIDImyspacegooglediggtwitterdelicious invia ad un amicoversione per la stampa

09 Marzo 2021
Baret Magarian e Le Macchinazioni. Fumo di Londra e scorci di vita
di Stefania Castella



Baret Magarian e Le Macchinazioni. Fumo di Londra e scorci di vita
Le Macchinazioni. Baret Magarian

Quella rottura, quella distorsione che ti spinge a guardare la realtà senza il filtro che ti illudi di mettere tra te il mondo e le decisioni. Quando cominci a chiederti cosa significhi ciò che scrivi, ciò che vivi, ciò che ti circonda.

Baret Magarian pare divertirsi a mescolare le sensazioni umane dei suoi protagonisti infilandoci nelle sue pagine, lasciandoci muovere, spettatori emotivamente partecipi di questa Londra di file di umani ordinati che hanno bisogno di rompere gli schemi per sapere di esser ancora vivi.

Vivi come Oscar proiezionista che vive la sua vita in un loop infinito di adattata realtà, non ancora piena insoddisfazione ma piuttosto un limbo dal quale, appannati, si ha paura di uscire per trovare un altrove migliore, davanti l’amico Daniel non soltanto un compagno fraterno ma uno che arriva, e che resta, che si ferma a parlarti quando sa che hai bisogno, quasi paterno, scrittore di romanzi popolari, onesto di una pura e incorruttibile limpidezza messa alla prova dalla realtà, che forse una serie di Macchinazioni scalfiscono. Punto focale, la costruzione della celebrità con le sue meraviglie e le sue grettezze, i giochi pirotecnici dei simil-potenti, le provocazioni sfacciate di una rete che ti costruisce addosso un alone nuovo e passi dalla piegata accettazione alla luce eclettica dell’influencer a percorrere una realtà di complicazioni amorose, tradimenti e rivelazioni. Luce di riflettori. Luce riflessa. Insomma luce che colpisce, e evita che leviga e lascia ombre...

Elegante, divertente, dettagliato, minuzioso. “Le Macchinazioni” dell’anglo-armeno Baret Magarian è un insieme di incastri in cui ti trovi  a ridere e un attimo dopo a sentire il respiro lieve di una malinconia, la risata tagliente di un pettegolezzo impenitente, la crisi esistenziale di uno scrittore che sposta con la parola l’esistenza stessa (suo malgrado?) e ci spinge a scavare in quella Londra fumosa e artistica di gallerie e chiacchiere vane, di facce che si ripetono in schemi infiniti, pronte ad accogliere il nuovo guru costruito per dare un pasto in più alla folla.

Un romanzo pieno di vita e di vite che in questi mesi sospesi porterà ossigeno spalancando semplicemente la realtà alla parola come uno scorrere di immagini che passano da una finestra londinese, e noi restiamo a guardare per capire in che direzione andranno e quanta consapevolezza conserveranno andando.

Le Macchinazioni

Di Baret Magarian

Ed. Ensemble

 

p.576








  Altre in "Libri"